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Troppo pochi cinesi in Cina
La Cina dei ricchi, il grande mercato mondiale
della ricchezza, è minacciato dalla povertà. La Cina come l’Italia - anche se
in scala di venti a uno: per il declino demografico, meno nascite, più anziani.
È un problema che le diverse dimensioni – la
Cina ha una popolazione di 1,3 miliardi di persone - rendono più arduo e
insostenibile. Ma già in atto. La decrescita demografica, iniziata in Italia nel
2020, emergerà in Cina nel 2027: il tasso di fertilità (figlio per donna
fertile, tra i 15 e i 49 anni) è stimato il più basso del mondo, 1,18 – quasi
la metà del “tasso di sostituzione”, 2,1 figli per donna in età fertile, la
riproduzione necessaria per mantenere l’equilibrio demografico inalterato.
Il declino demografico, in atto ormai da tre
generazioni con la legge del figlio unico, renderà insostenibile in una
prospettiva ora ravvicinata, 10-15 anni, il mantenimento di una massa crescente
di anziani con una massa in declino di classi di età produttive. Per effetto di
dati noti. Una aspettativa di vita raddoppiata rispetto al 1970, nei pochi
decenni del boom – ora è a 78 anni. E una massa di anziani non attivi calcolata
in crescita di 150 milioni. Mentre il segmento attivo della popolazione si
restringerà di 100 milioni di soggetti. Portando il numero degli
ultrasessantacinquenni al 25-30 per cento della popolazione.
C’è già un “tasso elevato di dipendenza strutturale”,
il 42 per cento – il rapporto tra classi di età produttive e classi di età non
attive. Anche per effetto di età di pensionamento non aggiornate all’allungamento
dell’aspettativa di vita: 60 anni per gli uomini, 55 per le donne, 50 per le
donne operaie.
La forbice attivi\non attivi si allarga in
Cina con redditi ancora bassi per le classi di età produttive, redditi medi e
da lavoro. E ancora più bassi per i pensionati e i prossimi pensionandi, che
hanno lavorato quando i salari, e quindi i contributi, erano bassi e bassissimi. Senza più il “reddito
familiare”, la rete di salvataggio della famiglia grande, e dell’economia di
sussistenza: per la legge del figli unico, solo da poco temperata, e per lo
spopolamento delle campagne - il boom industriale cinese di quarant’anni le ha
spopolate.
E un gap demografico e contributivo non
colmabile con l’immigrazione – impossibile ipotizzarla alle dimensioni del
continente Cina. Che è peraltro sovrappopolata: il deficit demografico si coniuga
con la sovrappopolazione.
Il deficit demografico è già un problema per
la finanza pubblica. Il governo finanzia il sistema pensionistico, dei lavoratori
dipendenti e degli autonomi (artigiani, agricoltori) col 3 per cento della spesa
pubblica. Ma già sa che l’esborso crescerà rapidamente - fino a un insostenibile
20 per cento della spesa all’orizzonte 2050.
L’aumento dell’età pensionabile e la
ricollocazione della Cina in attività più qualificate e meglio retribuite ridurrà
il gravame, ma a lungo termine. E non in modo risolutivo.
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