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Verdi in castigo a Rai Cultura
Una “traviata” nel senso proprio,
non quella del dramma dell’amore di Dumas jr. e Verdi – dell’amore negato (“essere
amata amando”) e dell’amore e morte: Violetta si presenta facendo postribolo
del retropalco Reale, dove ognuno che esce lascia bigliettoni (mezzo milione di spettatori ha lasciato dopo questa scena), il letto sarà
con lei onnipresente in scena, alternato al tavola da buffet o da gioco,
Martone la vuole una puttana che sfida il perbenismo, e niente funziona. Nemmeno
le voci, che pure sono di primissimo ordine, e a tratti, soprattutto quelle maschili,
anche in questa “Traviata”.
Un altro progetto ottimo dell’Opera
di Roma, dopo il “Rigoletto” all’aperto, col pubblico, in estate, regia di
Michieletto, innovativa e personalizzata
ma pur sempre in tema, e il ridentissimo “Barbiere di Siviglia”, anch’esso al Costanzi,
tra palco e platea, dello stesso Martone, ma con più fantasia – e più adesione
a Rossini. Qui tutto è irrigidito, compresa l’esecuzione del maestro Gatti – a
tratti non sembra Verdi, non “canta”. Tre
ottimi cantanti, Lisette Oropesa, Saimir Pirgu, incredibile tenore naturale, e il
deuteragonista Germont, Roberto Frontali, sforzati a ripetere arie e recitativi
per la riprese filmiche, senza continuità scenica quindi, se non del montaggio,
e voci palesemente sforzate, specie la soprano, che regge tre quarti dell’opera,
in pezzi staccati e ripetuti, da ultimo ciak ritenuto finalmente buono.
L’opera al cinema è fatta così,
ma qui evidentemente in economia: due ore di canto ripetute per tre-quattro
giorni di riprese danno un risultato per lo più non appoggiato, privo di
morbidezza, e quindi si direbbe di sensibilità. Cosa che non è di Oropesa, soprano
drammatica di riconosciuta morbidezza e potenza. Non è una ribelle, non è una
vittima, nemmeno del male. Mentre è una una che, come tutti i cantanti lirici,
non canta per due-tre ore ogni giorno, non può, non dovrebbe.
La terza brillante idea dell’Opera
di Roma, il terzo memorabile regalo ai melomani, naufraga poi, oltre che nel
semplicismo di Martone, nella disattenzione,
quasi fastidio, di Rai 3 Cultura, che pure ha co-prodotto l’opera. La registrazione,
in potenza di grande e grandissima qualità, ha buttato in rete come un riempitivo,
una cosetta da venerdì sera, il giorno più vuoto della settimana, senza una
presentazione, un commento, un intervallo, senza nemmeno mai una promozione
nelle ore e giorni precedenti – la sola promozione è dell’Opera, attraverso le
cronache romane, centomila lettori in tutto.
Mario Martone, La Traviata, Opera di Roma – Rai 3, Raiplay
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