domenica 30 maggio 2021

Giallo Europa giovane

Due ragazze, una “fredda berlinese” e una “passionale italiana”, amiche di penna che si incontrano alternativamente a Berlino e a Milano,  in viaggio in autostop da Milano a Berlino incappano in un sedicente conte che pretende di portarsele a Parigi e arricchirle come squillo (oggi escort) di lusso e nel commercio della coca, avendo loro sottratto i passaporti, e quando tentano di difendersi a colpi di borsetta non reagisce, stecchito. Un approccio semplice, e fulminante: quante avventure si preannunciano alla seconda pagina.
Scerbanenco, autore apprezzato in Francia, ambienta la vicenda subito al di là della frontiera, nella valle del Rodano, tra Chambéry e Lione, per rendere omaggio alla “efficientissima polizia francese”. Il cui dominus nella vicenda, il funzionario giovane che la seguirà e la sbroglierà è tanto duro nel mestiere quanto innamorato, dolce, della berlinese, vecchia conoscenza di questa primissima Europa dei giovani. 
Un romanzo, non un semplice giallo. Con capovolgimenti di scena ogni due pagine. E con tutto l’occorrente: fughe, inseguimenti, bugie, tradimenti, carte false, corse in autostrada nella Germania controllata da russi, e russi (con un omaggio all’Ucriana). C’è già pure il Modello Epstein, delle ragazze giovani e vergini vendute agli amici ricchi e potenti. Ma con personaggi a tutto tondo. Con polizie efficienti in mezza Europa. E con la patina del primo “Esramus” europeo: la voglia di viaggiare, in autostop, allora si poteva – succederà l’interrail, e poi l’Esramus propriamente detto. Con un intreccio, anche, d’amore, credibile, non di maniera. Tra un romantico maschio e la femmina disinvolta – un dato molto realistico, che la storia delle donne fa male a trascurare. Si direbbe un capolavoro del genere.
Pubblicato postumo nel1972. Scerbanenco, autore prolificissimo, di un numero sterminato di racconti, rosa, gialli e di ogni colore, e di una settantina di romanzi, compresi un  ciclo messicano, uno bostoniano (Arthur Jelling) e uno milanese (Duca Lamberti), era morto nel 1969 di 58 anni – dai quali bisogna sottrarre i primi, improduttivi, impiegati a emigrare dall’Ucraina a Roma prima e poi a Milano, senza padre, un professore di latino e greco ucciso nella rivoluzione, e con un  italiano problematico, senza studi, nemmeno le elementari, apprendista, operaio, conducente di ambulanze. Che non è una biografia all’americana, è – era stata – la sua squallida realtà. Nel 1943, finalmente approdato al “Corriere della sera”, il fascismo scrollò, e dovete cautelarsi,  come tutta la redazione, con un paio d’anni di “esilio” in Svizzera.
Giorgio Scerbanenco, Europa molto amore, Garzanti, remainders, pp.194 € 3,82 



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