sabato 8 maggio 2021

Giono anticipa Fo, e Truman Capote

“Il presidente, l’assessore, i giudici, l’Avvocato generale, il procuratore sono uomini la cui onestà e dirittura non possono essere sospettati. Hanno la convinzione intima che l’Accusato è colpevole. Io dico che questa convinzione non mi ha convinto. Assassinio a parte, tutti sono d’accordo nel riconoscere che Gaston D…. è un grande carattere. Forse prepotente, cafone e crudele,  ma incontestabilmente coraggioso, fiero e intiero. Una ipocrisia molto fine, Rinascimento italiano. La Corte, i giudici vestiti di rosso, i gendarmi e i soldati non lo impressionano…”. In un processo di “parole” : Gaston D. conduce il processo “malgrado il suo vocabolario ristrettissimo (per tutt il tempo del dibattimento si è servito di trentacinque parole. Non una di più, le ho contate)”.
La cosa tormenta Giono, che la riprende più volte, è la sua chiave del processo - Giono anticipa Fo, tra chi ne poche parole e chi ne ha molte: “L’Accusato non ha che un vocabolario da trenta a trentacinque aprole, non di più (ho fatto il conto su tutte le frasi che ha pronunciato nel corso delle udienze).  Il Presidente, l’Avvocato generale, il procuratore, etc., hanno, per esprimersi, migliaia di parole”. E ancora: “Un Accusato che disponesse di un vocabolario di duemila parole sarebbe uscito più o meno indenne da questo processo. Se, in più, fosse stato dotato del dono della parola e di un po’ di arte del racconto, sarebbe assolto. Malgrado le confessioni. Ho chiesto se queste confessioni erano state riprodotte fedelmente nei verbali. Mi è stato risposto: Si, fedelmente. Li si è soltanto messi in francese”. Li si è “tradotti”.
Un “legal thriller” di campagna, di ex pastori ex servi. Gaston D., l’Accusato, che il processo vuole soltanto condannare, è “figliolo naturale di una serva che si diceva essere stata piemontese (padre sconosciuto), nato nella portineria di questo palazzo di giustizia dove ora lo si giudica”. Era la serva del portiere del palazzo. Della giuria, che non ha mai preso un appunto né posto una domanda, Giono si limita a dire, all’ultima riga: “Bisognerebbe anche poter parlare dei giurati”.
Un affare brutto, bruttissimo: una coppia inglese in gita nell’Alta Provenza e la loro bambina trucidati, in tempi diversi, nel campo dell’Accusato, Gaston Dominici, che a un certo punto confesserà di essere l’autore dei delitti, e sarà accusato da due figli e un nipote. L’accusato e un dei figli in udienza ritratteranno. Le nuore testimonieranno in favore dell’accusato. Nel nipote ventenne, anche lui uno dei sospettati dell’eccidio, che accusa il nonno Giono sconcertato vede la personificazione della bugia – cioè il nessun senso della verità, per cui non può dire che bugie.
Un processo sbagliato, impiantato male, condotto malissimo. “Un processo di parole, non c’è alcuna prova materiale, in un senso o nell’altro; non ci sono che parole”. Senza movente, non nel processo, e senza nemmeno una dinamica convincente. Con interrogatori in aula da teatro dell’assurdo. Gaston Dominici è quello che aveva ritrovato i cadaveri la mattina, che ne aveva avvertito la Gendarmeria. Sarà condannato a morte, ma la condanna sarà presto commutata (presidente Coty) in ergastolo, per le condizioni insolite del processo (non era convinta nemmeno la pubblica accusa), e poi (presidente De Gaulle, cinque anni e mezzo dopo la condanna) in grazia.  
Il resoconto di Giono è sempre vivo. Embrione del grande successo di Truman Capote, “A sangue freddo”. Il presidente ricorda i troppi presidenti impressionabili dei processi per il “mostro di Firenze”, dove si diceva tutto e insieme il contrario, la colpa era nelle facce.

Le “note” sono le quattro corrispondenze che Giono scrisse per la rivista “Arts”nel dicembre del 1954. Dopo il processo e la condanna a morte di Gaston Dominici.
Entrambe le edizioni sono corredate del “Saggio sul carattere dei personaggi”, che Giono pubblicò un anno dopo. Un repertorio di estremo interesse dell’Alta Provenza ai suoi anni, che si legge come un romanzo di ambiente. Il romanzo che non c’è dell’Alta Provenza com’era ancora sessant’anni fa, di caratteri tutti “originali” – nuovi, cioè veri. Molto lontana dalla Provenza urbana e costiera, e anzi a questo mondo chiusa, quasi ostile.
Jean Giono, Notes sur l’affaire Dominici, Folio, pp. 115 € 2
L’affaire Dominici
, Sellerio, pp. 132 € 8

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