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Il regime giudiziario
Salvini assolto a Catania e condannato a
Trapani. È stato detto, e si è avverato per la prima parte – nessun dubbio,
ancora oggi, che sarà condannato a Trapani.
La Corte dei Conti blocca il finanziamento di
ReiThera, per il “vaccino italiano”, senza motivazione, né formale né
sostanziale. Cioè senza perché. Che però si sa: è una sezione a orientamento Pd
che intende mettere sotto accusa l’ex commissario Arcuri. Non la persona di
Arcuri ma i suoi referenti politici, D’Alema e un’altra parte del Pd.
Nel mezzo
c’è l’attacco a Gratteri, in corsa per alcune posizioni di vertice nella
magistratura, con lo “scandalo” Renzi-Mancini, l’ex presidente del consiglio
Renzi che incontra il numero due o tre dei servizi segreti.
Si può pensarla anche così: chiodo schiaccia
chiodo. Si fa uno scandalo nuovo per obliterare il vecchio: Davigo per
Palamara, Gratteri per Davigo, Salvini di qua e Salvini di là, e D’Alema punching-ball universale – un piccolo
Craxi: di riforme non bisogna nemmeno accennare, i giudici si fanno
cattivissimi (lo saranno anche con Renzi? Sì).
È una giustizia attesa perché fatta di
schieramenti: sinistra contro destra, e sinistra contro sinistra – i
regolamenti di conti nel Pd superano quelli con la destra (per tutti il caso
Storari-Greco). Una giustizia che si dice “politica”, cioè politicizzata, obbediente
cioè a schieramenti politici, ma di cui non si vedono gli agganci: è una
giustizia autoreferente. Un regime. Vagante ma autoprotettivo.
Il regime giudiziario ha demolito l’Italia, e non
gli basta, non si ferma. Nell’ebbrezza da impunità, che non c’è nemmeno nella
Corea del Nord.
Già si raccolgono carte contro Cartabia e contro
Draghi. Si dice, e sarà vero. Si sa pure l’orizzonte del dossier: tra otto-nove
mesi, per bloccare la candidatura di uno dei due al Quirinale.
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