Il sacco dei servizi pubblici, ferrovie, sanità
Le ferrovie inglesi ritornano allo Stato. Sembra
una non notizia – come tale è data. Invece è la dichiarazione di bancarotta
della privatizzazione dei servizi essenziali: le ferrovie inglesi, che erano servizievoli,
puntuali e anche vezzose, diventarono subito, alla privatizzazione, un incubo. Sporche,
e irregolari. Senza benefici di prezzo, anzi più cari. Con incidenti gravi anche
in gran numero.
Il fallimento dei treni privati è il primo
dichiarato del lodato thatcherismo. Che è stato, ed è, una barbarie civile e un
sacco. Economico (aziendale, reddituale) e sociale, a danno di chi non può
permettersi un servizio veramente “privato”, cioè costoso. Un altro, peggiore, è
in attesa, nella sanità: la sanità privata non ha ridotto i costi, anzi li ha
moltiplicati, ed è poco salubre, nella pandemia lo ha mostrato in eccesso, per
esempio in Lombardia e in Emilia: non sa fare alcune cose, quele necessarie, e
non sa (non vuole) adattarsi alle emergenze.
La privatizzazione è stata ed è un fatto
ideologico. Che non migliora i servizi, e non riduce i costi. In più casi che
non, ha diffuso il disservizio e moltiplicato i costi. Nel trasporto e la
salute come nell’energia: le bollette sono ipercare.
Allo stesso modo ha funzionato l’outsourcing,
l’altro corno dell’ideologia liberista: l’appalto del lavoro, in service, in consulenza. L’appalto all’esterno
di molte funzioni aziendali – di cui l’Italia ha abusato probabilmente più della
stessa Inghilterra, si veda lo sviluppo abnorme delle partite Iva. Moltiplica
le disfunzioni e non riduce i costi. Il gruppo telefonico WindTre,
ripetutamente multato per milioni da Agcom, l’autorità di controllo del settore, si difende imputando
i disservizi all’imperizia dei call center di cui si avvale.
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