La miccia del Black Lives Matter
Se la polizia ti ferma in
America, e sei nero, sono problemi. Comincia così, con niente, l’assassinio a
sangue freddo e senza ragione di un ragazzo che il padre è andato a prendere la
sera a casa di amici. Sembra un attacco retorico, sul nero buono e la polizia
brutale, ma si colora presto di una drammatica tela di razzismo, nell’opinione
che capisce l’agente, nella giuria che lo assolve di ogni misconduct. Nate Parker, più bravo forse come attore, nei panni del
padre del ragazzo ucciso, che come regista, ci costruisce un suspense ad alto voltaggio: l’uomo
ragionevole, tranquillo, reduce dell’Iraq, buon padre di famiglia, assalta con
i congiunti la stazione di polizia, prende gli agenti in ostaggio, fa
processare l’agente assassino da una giuria popolare, gli sfortunati che si
trovavano per caso dentro il commissariato, e naturalmente non finirà bene –
l’America uccide i testimoni scomodi.
Un film molto americano.
Apprezzato a Venezia nel 2019, ma in quanto testimonianza di un problema civile
– i tanti ragazzi indifesi uccisi dalla polizia negli anni di Obama. Non suggestivo,
se non in momenti brevi, non ragionato: gridato. E tuttavia convincente: il
pregiudizio razziale è talmente forte che prevale anche sulla ragionevolezza,
sul calcolo.
Il film esce con due anni di
ritardo per i problemi di Parker col movimento #metoo. Da giovane fu processato
per stupro. Fu assolto, ma il suo compagno nella vicenda fu condannato, e la
donna che lo aveva denunciato qualche anno dopo si suicidò. Esce quindi dopo la
reazione della comunità nera alle
violenze di polizia, col movimento Black Lives Matter. Ma come se ne fosse già
parte, se non la miccia.
Nate Parker, American Skin, Sky Cinema, streaming su Now
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