domenica 16 maggio 2021

La vera storia, che non si fa, del compromesso storico

“Mi è sembrato abbastanza tranquillo sui primi risultati della sua manovra avvolgente messa in atto per contenere il Pci e se fosse possibile imbrigliarlo prima e metterlo in crisi poi”. Ettore Bernabei è andato a trovare Aldo Moro, e ne registra questa impressione.
È il 1977, e il compromesso storico, con i governicchi presieduti da Andreotti, altro non è in casa Dc che “una manovra avvolgente” ordita da Moro per bloccare l’ascesa del Pci. Caprara mette in rilievo oggi sul “Corriere della sera” questo punto dei materiali diaristici di Bernabei, che Piero Meucci recupera in “Ettore Bernabei, il primato della politica”. Giustamente, qualcosa della verità storica infine emerge.
C’è anche Moro dunque nelle note di Ettore Bernabei - non a caso il libro di Meucci si sottotitola “La storia segreta della Dc nei diari di un protagonista”. Inevitabile che ci fosse, per quanto sia stata forte, e costante, l’ostilità con Fanfani, di cui Bernabei era stato portavoce e poi sempre assiduo.
Bernabei naturalmente non è in sintonia con Moro - e Moro si confida con lui ancora meno che con i suoi fedelissimi. Ma non esita a dargli il merito della “manovra avvolgente” che bloccò l’ascesa trentennale del Pci: la verità della cosa passa sopra le inimicizie di “corrente”.
La verità storica peraltro è nota a tutti, nei fatti, solo omessa. Non  se ne parla. Si fanno ancora  saggi e ricostruzioni del compromesso storico, ma il suo significato è accuratamente omesso, al 100 per cento – Moro è un santino del Pci, eccetera. Per ordine del Partito certo non più. Per una coazione a ripetere – la storia è stanca, gli storici lo sono? Per perdurante, costante, imperitura, ipocrisia?
Poi però capita di leggere questo Moro in parallelo col suo storico Gotor, che su “l’Espresso” lo manda, per una volta agitato e presciarolo, a Castelporziano ad accusare Saragat – da lui eletto al Quirinale cinque anni prima - delle bombe di piazza Fontana e della “strategia della tensione”, e uno trasecola. Cioè, non è nemmeno malafede.

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