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Le nuove parità, neri i buoni cattivi i bianchi
È il racconto di Roald Dahl, dei
bambini trasformati dalle streghe in topi (una in gallo), che la nonna di uno
di loro, un po’ fattucchiera, non riesce a far tornare umani. Non è sorprendente,
e non è divertente. È solo una storia di suspense, che Zemeckis stiracchia nelle
quattro scene topiche, la nonna che istruisce e corazza il nipotino, il concilio
delle streghe, sotto forma di Lega per la protezione dei Minori, la trasformazione
dei ragazzi in topi, la fine delle streghe e la vita felice dei topi. Con una
trovata radicale: nero è buono, bianco è cattivo. Anche stupido – il direttore
dell’albergo e il suo figliolo - ma di più cattivo.
Le streghe sono bianche - Anne
Hathaway, la Grande Strega Suprema, è fatta biondissima e bianchissima. Il ragazzo
di colore e la nonna - che sono di colore nel racconto, venendo dall’Alabama - occupano la prima parte del film con altri afroameircani ed esclusivamente con
loro, al mercato, in chiesa, al supermercato. E in effetti la cosa colpisce, la
storia in nero anziché in bianco.
Prima di dedicarsi a Pinocchio in
live-action – cioè recitato da attori
- per la Disney, dove non ci sono minoranze da gratificare, Zemeckis si è
acquistato dei crediti da spendere presso l’Academy hollywoodiana da far valere alla
prossima edizione dei premi Oscar? Secondo le nuove regole: ruoli femminili
paritari, presenza paritaria delle minoranze, buone cause, paritarie. È probabile
– il film è prodotto da Cuaròn e Guillermo Del Toro, fra i primi beneficiari
dele nuove regole.
Robert Zemeckis, Le streghe
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