Letture - 459
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America
– Gli Stati Uniti sono il paese “più vecchio” del
mondo, a giudizio di Gertrude Stein, nella b “Autobiografia di Alice B. Toklas”,
un secolo fa o poco prima. Per un motivo semplice: “Perché con i metodi della
guerra civile, e i criteri commerciali che la seguirono, l’America ha creato il
Novecento, e siccome tutti gli altri
paesi vivono ora o cominciano a vivere
la vita del Novecento, l’America avendo cominciato la creazione del
ventesimo secolo negli anni sessanta del diciannovesimo secolo è ora il paese
più vecchio del mondo”.
Cannibalismo
– L’omo e li animali sono proprio transito e
condotto di cibo, sepoltura d’animali, albergo de’ morti, facendo a sé vita
dell’altrui morte, guaina di corruzione”, Leonardo da Vinci, framm. cod. 17457.
Censura – La biografia dello scrittore Philip Roth, a opera di Blake Bailey,
mandata al macero dall’editore americano W.W.Norton, che l’ha commissionata e
pagata, perché Bailey è stato accusato di molestie o aggressioni sessuali, è
disponibile ovunque fuori dagli Stati Uniti. Anche in inglese, col nome dell’editore
inglese Johnathan Cape. Lo stesso per l’ultimo film di Woody Allen, “Rifkin’s
Festival”, “bannato” in America per le proteste del movimento #metoo, che lo
stesso produttore, Amazon, vende e promuove, con successo, in Europa e altrove.
Il movimento #metoo è, si vuole, fenomeno americano, limitatamente all’America.
Seppure addebitando colpe penali. Non è convinto fino in fondo delle sue
posizioni?
Classico
– È l’ultima difesa della traballante Italia? Tale
la trova Francisco Rico, lo scrittore spagnolo studioso di Petrarca: “La
cultura classica del buon lettore italiano non ha paragone in nessun altro paese
(e la prova è che in nessun altro Paese si può trovare tutto il Parnaso grecolatino
in edizioni tascabili)”.
Dante
– Scrisse prima il “Paradiso”, secondo Ugo Foscolo, “Lezioni
di Eloquenza” (in “Prose letterarie”), per una sorta di rigidità, linguistica e
narrativa, artistica: “Mi credo, e in ciò mi sento sicuro del vero, che
moltissimi tratti, e più veramente i dottrinali e allegorici del ‘Paradiso’,
siano stati i primi pensati e composti più tempo innanzi che il Poeta s’insignorisse
della lingua e dell’arte. Perché di rado nella prima cantica, e più di rado
nella seconda, gli è forza di contentarsi di latinismi crudissimi, di ambiguità
di sintassi, di modi ruvidi che alle
volte guastano l’anima”.
E del poema, sempre secondo Foscolo, non se ne
potrebbe fare un romanzo: “La lingua poetica di Dante non ha potuto, né potrà
mai, servire di modello a composizioni in prosa”. Al contrario della lingua
omerica: Omero “nelle parole procede costantemente semplice e naturalmente
grammaticale. Le sue frasi non sono mai troppo pregne di metafore, e non mai applicate
a idee metafisiche, né a pensieri o sentimenti che non siano, per così dire,
tangibili”. Se a Omero “si togliesse il metro dei versi”, l’“Iliade” e l’“Odissea”
“parrebbero storie romanzesche e meravigliose come mille altre”.
Expolitio
– Il rifacimento, la rifinitura, la ripulitura. Tipo
il Manzoni alle prese col toscano nelle tre redazioni dei “Promessi sposi”. Una
pratica con questo nome criticata in una “Ars poetica” da Geoffrey de Vinsauf
(o Gaufrido de Vinsolvo), il letterato inglese che a Roma, dove risiedette a
lungo, compose il trattato all’inizio del tredicesimo, dedicandolo al papa
Innocenzo III: “Tornando più e più volte su un punto, cambiandogli con
insistenza i colori retorici, (il discorso) pare dire molte cose, ma di fatto indugia
sempre sulla stessa, tirandola a lucido, come chi passa ostinatamente la lima. Ci sono due vie per fare ciò:
dicendo la stessa cosa in vari modi o dicendo vari modi della stessa cosa”.
Francisco Rico, che esuma la “expolitio”, la imputa a difetto del suo amato
Petrarca, un polissonneur, un lucidatore
di argenti, uno che le sue composizioni latine (le sole che apprezzava, che gli
avrebbero nel suo sentire assicurato la gloria perpetua) costantemente
riscriveva.
Italiano
– Per essere una lingua letteraria, è la più ricca? È
l’idea all’origine di Foscolo, “Lezioni di Eloquenza”: Per l’essenza sua
letteraria, la lingua italiana fu l’unica tra le lingue recenti la quale abbia
preservato quasi tute le sue parole armoniose, evidenti e graziose, e tutti i
suoi modi eleganti, per cinque secoli e più”. Dopo aver notato: “Non però è
meno vero che i dialetti diversi hanno perpetuamente cospirato a comporre una
lingua letteraria e nazionale in Italia, non mai parlata da veruno, intesa
sempre da tutti, e scritta più o meno
bene secondo l’ingegno, e l’arte, e il cuore più che altro degli scrittori”. Un
po’, si direbbe, a somiglianza della lingua omerica, sempre come la vede
Foscolo: “La lingua Omerica non fu congegnata a mosaico di dialetti diversi,
com’è genera le opinione; ma sì, fu studiata da poeti e d a storici a infondere
qualità letteraria a dialetti delle loro città, sì che scrivendoli riescissero
più agevoli a tutta la Grecia”.
Ma questa qualità è un limite, osserva altrove lo
stesso Foscolo: “Le lingue, dove è nazione, sono patrimonio pubblico amministrato
dagli eloquenti; e dove non è, si rimangono patrimonio di letterati; e gli
autori di libri scrivono solo per autori di libri”.
Petrarca – Debuttò, ala ricerca della gloria poetica, col nome di Francesco Fiorentino
– per redimere la provenienza aretina – o, peggio, pisana? Fiorentino era il
padre, guelfo bianco come Dante, e come lui condannato nel 1302 all’esilio, e
al taglio della mano destra.
Proust – Pavese lo lega a Croce (“Il mestiere di vivere”, 7 settembre 1940): “L’idea
centrale di Proust, che le situazioni e le persone mutino continuamente e
inafferrabilmente, tanto che ciò che si desiderava, una volta realizzato si
scopre insoddisfacente, somiglia all’idea di Croce, che situazioni e persone
sono risultati pratici che non danno un contenuto assoluto ma appena raggiunti
si trasformano e negano dialetticamente il loro primo essere”.
Con una “differenza enorme: per Proust ciò è incentivo
a ritrarsi dalla vita, per Croce a
buttarcisi”.
Spelling
- “The Autobiography of Alice B. Toklas”, il profuso elenco
di artisti a Parigi negli anni 1900-1910 di Gertrude Stein, reca nell’edizione Penguin Classics, Pissaro
in gran numero e Gaugin - anche Assissi, ma più scontato, storpiare i nomi
geografici era già privilegio inglese. Il Penguin Classics sarà stato
sicuramente stampato in qualche paese del subcontinente asiatico, ma appunto:
la Brexit vuole anche ignoranza – una volta gli scrittori indiani si pregiavano
di essere anglo-indiani?
Stendhal – “Spirito impertinente, sfacciato, perfino ripugnante”, anche se “le
sue impertinenze provocano utilmente la meditazione”, è in un raptus di
Baudelaire, all’avvio del saggio “Le Peintre de la vie moderne”.
letterautore@antiit.eu
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