La scuola di una volta in un racconto
corale. Un anno di vita a scuola, al ginnasio, tra quindicenni, tra interrogazioni,
flirt e scrutini, e professori
stanchi, tra concorsi a perdere e ritorni di fiamma, anche con ex allieve –
senza scandalo, a Milano.
Forse non il romanzo della
scuola, come si propone. Resta, nel fondo, il romanzo di Milano al tempo della
“nebbia in val Padana”, della “efficiente superautorimessa” al gusto “di
petrolio e affini”, e della campagne fiorite appena fuori città. Con gli
amoretti, dei ragazzi e dei professori – a Musocco di preferenza (ma non è il
luogo del cimitero?)..
Un libro che si è cercato, con qualche
problema, e si è letto, per un qualche motivo – una segnalazione, un collegamento
a interessi noti – che alla lettura non si scopre. Una cosa ben scritta, Corti
era già all’epoca, 1966, filologa di lungo corso e molti meriti. Ma, alla fine,
un raccontino allungato a trecento pagine. Un debutto – Corti ha all’attivo altri
racconti più sostanziosi.
Però: quanto s’imparava al ginnasio-liceo
di una volta, quando era l’unico veicolo per l’università e una professione.
Maria Corti rimemora la sua esperieza d’insegnante, nel mentre che – come
alcuni dei suoi personaggi – faceva i concorsi a cattedra universitaria. Con
indulgenza, anzi con affetto. Per i “colleghi” e per gli studenti, qui
ginnasiali, quindi sui quindici anni – dopo s’intravedono perticoni, un po’ curvi,
rannuvolati. Con una vena anche satirica. “Scatola a sorpresa”, il viaggio a
Roma al ministero di viale Trastevere, è un piccolo capolavoro. “Il ballo dei
sapienti”, dei conferenzieri per conferenzieri, anche – ma più scontato.
Maria Corti, Il ballo dei
sapienti
Nessun commento:
Posta un commento