venerdì 7 maggio 2021

Ma quanto s’imparava al ginnasio

La scuola di una volta in un racconto corale. Un anno di vita a scuola, al ginnasio, tra quindicenni, tra interrogazioni, flirt e scrutini, e professori stanchi, tra concorsi a perdere e ritorni di fiamma, anche con ex allieve – senza scandalo, a Milano.
Forse non il romanzo della scuola, come si propone. Resta, nel fondo, il romanzo di Milano al tempo della “nebbia in val Padana”, della “efficiente superautorimessa” al gusto “di petrolio e affini”, e della campagne fiorite appena fuori città. Con gli amoretti, dei ragazzi e dei professori – a Musocco di preferenza (ma non è il luogo del cimitero?)..
Un libro che si è cercato, con qualche problema, e si è letto, per un qualche motivo – una segnalazione, un collegamento a interessi noti – che alla lettura non si scopre. Una cosa ben scritta, Corti era già all’epoca, 1966, filologa di lungo corso e molti meriti. Ma, alla fine, un raccontino allungato a trecento pagine. Un debutto – Corti ha all’attivo altri racconti più sostanziosi.
Però: quanto s’imparava al ginnasio-liceo di una volta, quando era l’unico veicolo per l’università e una professione. Maria Corti rimemora la sua esperieza d’insegnante, nel mentre che – come alcuni dei suoi personaggi – faceva i concorsi a cattedra universitaria. Con indulgenza, anzi con affetto. Per i “colleghi” e per gli studenti, qui ginnasiali, quindi sui quindici anni – dopo s’intravedono perticoni, un po’ curvi, rannuvolati. Con una vena anche satirica. “Scatola a sorpresa”, il viaggio a Roma al ministero di viale Trastevere, è un piccolo capolavoro. “Il ballo dei sapienti”, dei conferenzieri per conferenzieri, anche – ma più scontato.

Maria Corti, Il ballo dei sapienti

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