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Muti cacciato dalla Scala
Le
sfuriate di Muti contro la Scala, nel camerino della Scala, fanno il pieno dei
giornali. Nessuno dei quali dice però quello che tutti sanno: che Muti è stato
cacciato, proprio così, dalla Scala sedici anni fa, perché “non in linea” con l’orchestra
e col sindacato del complesso, la Cgil vecchia Pci – fu recuperato dal
centrodestra, a Roma, al teatro dell’Opera, un’orchestra di nullafacenti
(allora; due anni di Muti l’hanno trasformata e ora suona perfino meglio della
Scala), e poi dalla Chicago Symphony Orchestra.
Si
tace anche che il sovrintendente attuale, Dominique Meyer, che si è speso per
recuperare Muti alla Scala, ha dovuto inventarsi un ridicolo sdoppiamento della
riapertura, facendo precedere Muti e i Wiener Philarmoniker dall’orchestra della
Scala con Chailly, in un concerto raffazzonato. Si dice: bizzarrie da “primedonne”.
E invece è la politica, sinistra anche a Napoli oltre che alla Scala: il
sovrintendente del San Carlo Stéphane Lissner, ex della Scala, dove fu chiamato
nel 2005 dalla Cgil alla cacciata di Muti, da poco sovrintendente del San Carlo, per prima cosa ha annullato i contratti che il teatro aveva con Muti.
A causa del lockdown, certo, ma senza
rinnovare i contratti per altra data. Ora, siccome Muti è sincero democratico, e
impegnato in tutte le buone cause, che dobbiamo pensare della Cgil e del suo
Lissner?
Curiosa
dimenticanza la cacciata di Muti dalla Scala - che lui continua a chiamare la casa, come Toscanini. Anche perché ghiotta per le
cronache come usano, del pettegolezzo. Vige ancora la “linea”, nei giornali? Si
capisce che nessuno li legga.
Ma,
poi, questa è l’Italia: in Italia Muti si è dovuto creare una sua orchestra e
un suo festival.
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