venerdì 21 maggio 2021

Ombre - 563

Enrico Letta propone tasse. Invece di lasciarle, come pure dovrebbe, al governo. Gioca contro il suo partito?
Lo stesso Letta vuole anche lo ius soli e\o lo jus culturae subito, in piena emergenza sbarchi. Lo fa per impedirli, per impedire la giusta regolarizzazione dei lavoratori immigrati? Una legge deve trovare una maggioranza, perché Letta vuole renderla impossibile?
Si direbbe che il segretario del Pd lavori per sé, per la sua gloria intellettuale, contro il suo partito.
 
“La Repubblica” si ricorda di Pannella, per la penna di Francesco Merlo. Uno che Scalfari, suo vecchio compagno di partito, non voleva nemmeno si nominasse. E Berlinguer, nelle due grandi riunioni che tenne con la redazione del quotidiano nei primi ani 1980 nominava con disprezzo.
Un lettore poi scrive a Merlo: “Mi ha convinto: era di sinistra, moderna e autorevole. E la sinistra di oggi lo deve riconoscere”. Al che Merlo risponde: “Stia sicuro che non lo farà”.
 
Lo stesso Merlo ricorda che al lancio delle monetine a Craxi, “idea del fascista Buontempo”, “c‘erano addetti stampa e militanti  di sinistra, che venivano dal comizio di Occhetto a piazza Navona”. Di sinistra, cioè non del Pci (Pds)?
 
L’erba sta per seccare e la sindaca di Roma Raggi trova finalmente i fondi per lo sfalcio. Che però non si può fare, perché bisogna prima fare i bandi, indire le gare eccetera, con i parchi pubblici e i parchi archeologici (Argentina, mausoleo di Augusto, etc.)  a rischio incendio. Poi uno, abitando a Roma, passa per l’Eur, che è un’area grande quanto tutta Milano, e trova l’erba rasata, compatta e tutto quanto. La gestione del verde pubblico non è quindi un problema di costo. Di disorganizzazione probabilmente, sicuramente di disattenzione – il verde non porta voti.
 
I giudici Ardita e Storari, grandi giustizialisti, più del loro sodale Davigo, si trovano d’improvviso ributtati su fronti opposti. Da una manina sapiente? Chi di giustizia ferisce di giustizia perisce – si dice per dire, mai un giudice è stato condannato, se non col coltello in mano.
 
Ma Ardita e Di Matteo erano inquisiti dal loro grande amico, e capo sindacale, Davigo. Era la manina di Davigo? Si direbbe, dopo che si è scoperto che non è stata la sua (ex) segretaria a divulgare le accuse di Storari-Amara contro Ardita.
Non lo dicono però le Procure. Che intanto, per evitare la conclusione ovvia, prendono tempo, mandandosi documenti, o contestandoseli, tra Roma e Milano, Brescia e Perugia. Finché non avremo dimenticato che non è stata la segretaria?
 
La Corte Europea accoglie il ricorso di Berlusconi contro al condanna  di Gamacchio-Esposito: vuole sapere se ha avuto un processo equo. Cioè ritiene che non lo ha avuto. Ma non vuole sapere niente, poiché lo chiede allo Stato.
Lo Stato italiano è equo per diritto. La Corte Europea doveva chiedere: equo per chi?
 
È strano che i due giudici di Berlusconi siano noti per pratiche che normalmente sarebbero delittuose: concussione per i conti (e i debiti) non pagati, traffico di influenze per la carriera del figlio, assegnazione personalizzata dei casi da giudicare, camera di consiglio con “pesanti” ingerenze esterne. Non in Italia naturalmente, dove i giudici sono al di sopra delle leggi. Ma vale allora la vecchia morale delle tenutarie di bordelli, e dei biscazzieri: che non c’è niente di più corrotto della questione morale.
 
La Corte Europea accoglie il ricorso di Berlusconi dopo otto anni dalla presentazione. Andrà riformata anche la Corte Europea? A pena Recovery Fund se non si adegua? O l’Europa è troppo vecchia, ha i riflessi lenti?

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