giovedì 20 maggio 2021

Petrarca senza l’aura

Nugae, nugellae, poesiole. L’appellattivo che Petrarca usava per le poesie in volgare, ora “Canzoniere”,  vale piuttosto per gli epigrammi in latino. Variamente sparsi, da lui mai raccolti, benché pregiasse la sua produzione in latino, di cui Francisco Rico recupera una dozzina. Un altro Petrarca, sui toni dell’amicizia e del nonnulla, della levità. Che lo studioso spagnolo sottolinea in profusi commenti – forse la parte più godibile della pubblicazione.
Epigrammi anche profusi, fino ai dodici versi, ma tutti lievi.
Gli epigrammi fanno di Petrarca, spiega Rico, “il primo dei grandi moralistes dell’Europa moderna”. E sono una felice eccezione, quasi estemporanea,  alla pratica assidua della expolitio. Della rifinitura costante - “ossessiva”, dice Rico - cui Petrarca sottoponeva instancabile la sua produzione latina, quella che avrebbe dovuto assicurargli la gloria, una cura che lo impegnò tutta la vita.
Sono componimenti che non si curò di pubblicare e non volle pubblicati: “L’ultima volontà di Petrarca fu di non pubblicare gli epigrammi”. E inediti restarono fino a verso il 1400, quando un anonimo ammiratore si dette a raccoglierli. Composizioni minori, d’occasione, il cane che saltella attorno al poeta, una cartolina di viaggio, le scarpe preziose regalate a una contadina, un amore felice. “Gabbiani” Rico ha voluto intitolata la raccolta perché immagina che “i gabbiani mediterranei sono l’immagine dell’amore e dell’amicizia”. “Gabbiani” avendo intitolato l’epigramma in cui Petrarca, rivolgendosi a uno dei suoi grandi amici, il musicista fiammingo Ludovico di Beringen, lo immagina con l’amata “sui flutti,\ qua e là dovunque felice con lei”. E lo stesso immagine di sé, e della “sua” Laura: “Abbiano i quattro alati questa più amabile vita,\ e niente mai darà troppo dolore”. 
Unn componimento doppiamente importante, spiega Rico. Recupera la nozione platonica, e poi medievale, dell’amore che “trasforma l’amante nell’amato, «
in amatos mores», secondo il modello dell’amato”. Ma, soprattutto, “non siamo più di fronte allo stesso mondo  né nella stessa Laura del «Canzoniere»”. Lì “è una belle dame praticamente sans merci, inaccessibile e schiva”. Qui è ben presente.
Un’edizioncina curatissima. La traduzione dei dodici epigrammi Rico ha richiesto ad altrettante latiniste, in amichevole concorso.  Tra le illustrazioni un raro ritratto di Petrarca, opera di Altichiero, e uno schizzo particolareggiato dell’erta di Valchiusa opera di Boccaccio.
Francesco Petrarca, Gabbiani, pp. 101, ill. € 5,50 

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