Th. Mann fa la pace a Parigi
Presuntuoso, come soleva. Ma qui
anche pomposo. E ipocrita come non si penserebbe possibile: a nemmeno dieci
anni dalle “Considerazioni di un impolitico”, in cui vituperava con ogni possibile
insulto la Francia e l’Italia (dove pure aveva trascorso prima della guerra, e
avrebbe trascorso dopo, lunghi soggiorni), e lo stesso suo fratello Heinrich
per essere francesista e francofilo, invitato in Francia come celebrità per
rianimare “l’amicizia” dopo la Grande Guera, viaggia come un dignitario, e anzi
un principe. O così la racconta. Tutti lo ossequiano sprofondandosi. Con quella
mania tutta francese per la cucina sghiribillosa. Se c’è colpa è della
Germania, col suo melenso miscuglio di “romanticismo e rozzo affarismo”, che
non può che suscitare “universale antipatia”, lui non c’entra.
Una chicca, si penserebbe. Ma non
un buon servizio a Th.Mann. Che si manifesta per una volta senza la maschera
politicamente corretta. Marco Federici Solari, che ha scoperto il resoconto,
tralasciato dalle raccolte di prose e saggi, rende un servizio al lettore italiano,
che può rivedere l’uomo, oltre l’autore, nella sua interezza.
Th. Mann è andato a Parigi su
iniziativa della fondazione americana Carnegie, che lo ospita in alberghi e
ristoranti lussuosi e gli organizza incontri con vari ministri. E col conte Coudenhove-Kalergi,
l’europeista, per approfondire il “dialogo” - personaggio di cui si appropria
subito: “Uno degli esseri umani più straordinari e, sia detto per inciso, più
belli che abbia mai incontrato”. Ma per affermare con lui, scrive
inconsiderato, che la democrazia non fa per la Germania, per noi, per l’Europa:
“Si parlò della democrazia, e dissi quel che pensano tutti, ossia che in un
certo senso oggigiorno sia piuttosto un ostacolo”. È ancora il Th.Mann del “Fratello
Hitler”: “Quel che ci vorrebbe oggi in Europa è una dittatura illuminata”.
Ritornò peraltro, almeno così la
racconta, in una Germania che la pensava peggio, e gli faceva una colpa di
essere andato fino a Parigi, di aver cauzionato i cattivissimi nemici. La “sua”
Germania evidentemente: nazionalista, imperialista, fascista – un po’, solo un
po’, naturalmente. Un capolavoro, di autoironia involontaria.
Thomas Mann, Resoconto parigino, L’Orma, pp. 136 € 16
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