lunedì 17 maggio 2021

Th. Mann fa la pace a Parigi

Presuntuoso, come soleva. Ma qui anche pomposo. E ipocrita come non si penserebbe possibile: a nemmeno dieci anni dalle “Considerazioni di un impolitico”, in cui vituperava con ogni possibile insulto la Francia e l’Italia (dove pure aveva trascorso prima della guerra, e avrebbe trascorso dopo, lunghi soggiorni), e lo stesso suo fratello Heinrich per essere francesista e francofilo, invitato in Francia come celebrità per rianimare “l’amicizia” dopo la Grande Guera, viaggia come un dignitario, e anzi un principe. O così la racconta. Tutti lo ossequiano sprofondandosi. Con quella mania tutta francese per la cucina sghiribillosa. Se c’è colpa è della Germania, col suo melenso miscuglio di “romanticismo e rozzo affarismo”, che non può che suscitare “universale antipatia”, lui non c’entra.
Una chicca, si penserebbe. Ma non un buon servizio a Th.Mann. Che si manifesta per una volta senza la maschera politicamente corretta. Marco Federici Solari, che ha scoperto il resoconto, tralasciato dalle raccolte di prose e saggi, rende un servizio al lettore italiano, che può rivedere l’uomo, oltre l’autore, nella sua interezza.
Th. Mann è andato a Parigi su iniziativa della fondazione americana Carnegie, che lo ospita in alberghi e ristoranti lussuosi e gli organizza incontri con vari ministri. E col conte Coudenhove-Kalergi, l’europeista, per approfondire il “dialogo” - personaggio di cui si appropria subito: “Uno degli esseri umani più straordinari e, sia detto per inciso, più belli che abbia mai incontrato”. Ma per affermare con lui, scrive inconsiderato, che la democrazia non fa per la Germania, per noi, per l’Europa: “Si parlò della democrazia, e dissi quel che pensano tutti, ossia che in un certo senso oggigiorno sia piuttosto un ostacolo”. È ancora il Th.Mann del “Fratello Hitler”: “Quel che ci vorrebbe oggi in Europa è una dittatura illuminata”.
Ritornò peraltro, almeno così la racconta, in una Germania che la pensava peggio, e gli faceva una colpa di essere andato fino a Parigi, di aver cauzionato i cattivissimi nemici. La “sua” Germania evidentemente: nazionalista, imperialista, fascista – un po’, solo un po’, naturalmente. Un capolavoro, di autoironia involontaria. 
Thomas Mann, Resoconto parigino, L’Orma, pp. 136 € 16

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