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Arthur Miller si diverte, e fa morire tutti
Con la foto sbagliata (di Henry Miller….)
un racconto molto Arthur Miller, di solitudine, ribellione, e morte. Quattro esistenze
solitarie si intrecciano sulla traccia della morte.
Un’edizione che si segnala per
una traduzione creatrice. Nicola Manuppelli. cinefilo di lungo corso (tutto Sordi, tutto Manfredi), riscrive in pratica il testo che Einaudi
prontamente aveva tradotto all’uscita in America, nel 1961, a ridosso del film. Dosando la traduzione con le
battute del doppiaggio.
Il film di Houston per il quale la storia fu riscritta, si può dire, giorno per giorno, come una sceneggiatura, aveva quattro
grandi protagonisti ed ebbe molto successo: Clark Gable, Marylin Monroe,
Montgomery Clift, e il futuro Cattivo dei western all’italiana Eli Wallach. Che bordeggiavano personalmente, si può dire, la morte. Uno sciancato, Clift. E due
moribondi in proprio, Gable di tumore pochi giorni
dopo l’ultimo ciak, e Marylin un anno dopo, dopo un collasso subito durante le
riprese, che furono per questo sospese per due settimane – distrutta da Miller. Eli Wallach si sarà salvato per essere brutto oltre
che cattivo, e per fare i western di Sergio Leone.
La morte Miller, o gli sceneggiatori
di John Houston, la fanno annunciare agli interpreti. Quattro solitarioni, che
l’amore per gli animali in qualche modo mette in contatto. Marylin: “Tutti
stiamo morendo, mariti e mogli (Miller la stava ripudiando, n.d.r.). Ogni minuto
ci avvicina alla morte”. Gable: “La morte è naturale quanto la vita, chi ha
paura di morire ha paura di vivere”.
Meglio il film, malgrado gli sforzi
di Manuppelli: Miller è parte in causa, troppo poco serio, che la morte assegna
agli altri mentre convolava a nuove nozze - con la fotografa di scena del film.
Arthur
Miller, Gli spostati, Nutrimenti,
pp. 208 € 15
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