martedì 22 giugno 2021

Arthur Miller si diverte, e fa morire tutti

Con la foto sbagliata (di Henry Miller….) un racconto molto Arthur Miller, di solitudine, ribellione, e morte. Quattro esistenze solitarie si intrecciano sulla traccia della morte.
Un’edizione che si segnala per una traduzione creatrice. Nicola Manuppelli. cinefilo di lungo corso (tutto Sordi, tutto Manfredi), riscrive in pratica il testo che Einaudi prontamente aveva tradotto all’uscita in America, nel 1961, a ridosso del film. Dosando la traduzione con le battute del doppiaggio.
Il film di Houston per il quale la storia fu riscritta, si può dire, giorno per giorno, come una sceneggiatura, aveva quattro grandi protagonisti ed ebbe molto successo: Clark Gable, Marylin Monroe, Montgomery Clift, e il futuro Cattivo dei western all’italiana Eli Wallach. Che bordeggiavano personalmente, si può dire, la morte. Uno sciancato, Clift. E due moribondi in proprio, Gable di tumore  pochi giorni dopo l’ultimo ciak, e Marylin un anno dopo, dopo un collasso subito durante le riprese, che furono per questo sospese per due settimane – distrutta da Miller. Eli Wallach si sarà salvato per essere brutto oltre che cattivo, e per fare i western di Sergio Leone.
La morte Miller, o gli sceneggiatori di John Houston, la fanno annunciare agli interpreti. Quattro solitarioni, che l’amore per gli animali in qualche modo mette in contatto. Marylin: “Tutti stiamo morendo, mariti e mogli (Miller la stava ripudiando, n.d.r.). Ogni minuto ci avvicina alla morte”. Gable: “La morte è naturale quanto la vita, chi ha paura di morire ha paura di vivere”.
Meglio il film, malgrado gli sforzi di Manuppelli: Miller è parte in causa, troppo poco serio, che la morte assegna agli altri mentre convolava a nuove nozze - con la fotografa di scena del film.  
Arthur Miller,
Gli spostati, Nutrimenti, pp. 208 € 15

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