Cronache dell’altro mondo – corrette (124)
Sull’origine del corona virus, “la
riconsiderazione giornalistica della storia del laboratorio è l’esito non solo
di nuove informazioni – «The
Washington post» ha pubblicato
cinque articoli sul tema in prima pagina nelle due settimane e mezza passate,
alcuni a seguito dell’inchiesta di 90 giorni che il presidente Biden ha affidato
alle agenzie di informazione – ma di correzione di titoli e di commenti
editoriali introdotti sui servizi giornalistici di un anno fa” – “The
Washington Post”, 10 giugno.
Si correggono i titoli e i commenti vecchi,
rileva il quotidiano, ponendo un problema: era la teoria dell’origine da
laboratorio riconosciuta “falsa”, sia pure erroneamente, oppure si trattava di
cautela eccessiva, e quindi di mancato approfondimento di una traccia che
poteva essere giusta - la manipolazione dei virus in laboratorio è pratica vecchia e diffusa? I media furono quasi tutti per la soppressione di ogni
ipotesi-laboratorio – non per indagini più approfondite, se possibile, ma per il
rifiuto dell’ipotesi come “teoria complottistica”. Solo perché era stata assunta
dal presidente Trump, che aveva proposto un’indagine a quella ora ordinata da Biden. “Lancet”, la bibbia della sanità, pubblicò un proclama di 27
scienziati americani che riducevano l’ipotesi laboratorio a “teoria cospirazionista”.
Promotore della lettera, si è ora saputo, scrive ancotra “The Washington Post”,
il titolare di una società americana che aveva organizzato il laboratorio di
biogenetica di Wuhan.
Con la prima diffusione del covid agli inizi del 2020, il
ronista scientifico del “New York Times” Donald McNeill jr. scrisse di una
teoria sull’origine del virus che lo riportava al laboratorio di ricerca
biogenetica di Wuhan, invece che come un elemento patogeno formatosi fortuitamente
in natura. L’articolo, circostanziato, 4 mila parole, due cartelle abbondanti. non
fu pubblicato dal quotidiano, per problemi di deontologia professionale – “un
disaccordo in buona fede”, secondo lo stesso McNeill, che poi ha lasciato il
“New York Times”.
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