Cronache dell’altro mondo – culturali (125)
Si diffonde nelle università americane la presa di distanza dallo studio dei classici.
Considerati “discriminanti”, socialmente, etnicamente, moralmente, e cioè infetti. “È in
corso un generale distacco dal modello europeista”, secondo la ministra italana idell’Università e della Ricerca Scientifica, Cristina Messa. Lo studio dei
classici, aggiunge la ministra, più o meno contestabile, come può esserlo
studiare la Germania del Terzo Reich o l’Italia di Mussolini, è però – è stato,
era - ritenuto formativo della capacità critica, di capire ciò che è giusto o
sbagliato. Per esempio nel razzismo – anche quando è antirazzista.
“Con il Metoo, Da Ponte e Mozart finirebbero
in galera”, ghigna il maestro Muti in un straordinaria intervista oggi con
Cazzullo sul “Corriere della sera” (“Mi sono stancato della vita”):
“Definiscono Bach, Beethoven, Schubert «musica colonialista»: come si fa?
Schubert poi era una persona dolcissima…”.
Ha proposto e fomenta il ripudio dei classici
il professore di Filologia classica di Princeton Dan-el Padilla Peralta. Che il cv dice “dominicano di nascita cresciuto a New York”, dove a 29 anni è diventato
professore alla Columbia University. Grazie ai classici. Nel senso che è
diventato professore di Latino e Greco,
e lo è diventato nell’ottica dei classici, dell’intelligenza e
l’applicazione che si premiano, da studioso della Repubblica Romana e il Primo
Impero. Benché di ascendenza africana.
Nessun commento:
Posta un commento