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Forte dei Marmi d’inverno, o il vuoto delle pulsioni
Un normale inverno di una normale
Forte dei Marmi, ricca e protetta, si trasforma in un incubo attraverso i dispositivi
di sicurezza. Un modo ingegnoso, attuale, ed economico, di mantenere la tensione
per un paio d’ore. Nulla di terrificante, il Forte è bello e lindo anche d’inverno,
ma perché la ragazza delle prime immagini vaga di notte pesta e tramortita alimenta
molti sospetti e sensi di colpa.
Da un romanzo di Stephen Amidon,
l’autore de “Il capitale umano”, trasposto ancora una volta in un ambiente italiano.
In questo caso con un regista anch’esso americano, Chelson (“Serendipity”,
“Shall we dance?”), che è autore anche della sceneggiatura. Incredibilmente
verosimile e anche veritiero il quadro d’assieme che fa da teatro alla vicenda: sistemi di sicurezza controllati da remoto
(da proprietari che svernano alle Barbados), il business immobiliare, la
scuola, di scrittura.
Un racconto di vita ordinaria, dalle
sfaccettature drammatiche su toni sommessi: i ragazzi ubriachi, la verità (grigia)
delle crisi matrimoniali, la candidatura a sindaco (Maya Sansa irriconoscibile,
perfetta), la scuola di scrittura ((Silvio Muccino, anche lui perfetto), la violenza
sui bambini che non fu violenza, se non per le turbe genitoriali, le fobie che
producono devianza, l’alcolismo, devianza minima e irrimediabile.
L’apparato della sicurezza
invadente dice che non c’è sicurezza, non contro le debolezze umane. In un racconto vivace, tenuto assieme dalla fisicità non bella di Marco D’Amore.
Peter Chelson, Security, Sky, Now tv
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