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Giallo parodia
La storia antica rivitalizzata attraverso
le “storie”, di - attorno a - Aristotele. Su trame vere che sembrano inventate.
Il moralista Demostene è un ladro, del tesoro pubblico. Alessandro Magno un
furbo, oltre che un violento: per il funerale del padre Filippo volle bruciate
armature d’oro – sapendo che il metallo non brucia, e poi si può raccogliere. E
il saggio Aristotele che parte alla ricerca dell’oro.
Aristotele si è occupato di talmente
tante cose che è difficile fargli fare qualcosa di nuovo. Margaret Doody lo ha
mandato a Eleusi, a turbare i misteri, in Persia, in Egitto, e nei meandri della politica, infetta
come ai giorni nostri. Qui, dopo la
morte di Alessandro, i generali se ne contendono l’eredità, e per questo il
cadavere – mentre gli ateniesi riprendono a mugugnare contro i macedoni
invadenti. Chi si appropria del cadavere giusto è il segreto del plot, e
quindi non si può dire – neanche wikipedia aiuta, la storia resta ambigua al
riguardo. Aristotele - poiché di lui si deve trattare, è il genere Doody, anche
se qui appare poco e male - si lascia convincere da uno sconosciuto, apparso al
Liceo vestito d’oro per maggiore inverosimiglianza, che a Filippi i buoni
Macedoni hanno preparato per lui un tesoro, un premio in oro, e il filosofo,
malgrado tutta la sua filosofia, parte alla ricerca.
L’eco è inevitabile del famoso
“ci rivedremo a Filippi”, ma il luogo della battaglia è ben vicino alla Montagna
d’Oro del Pangeo: Filippi è attorniata da montagne d’oro, o almeno da una, il
Pangeo. E l’oro è la forza dei Macedoni, che si sono potuti con esso comprare
Atene – Atene conosceva solo l’argento.
Aristotele è convocato misteriosamente,
ma non troppo, come testimonial, si
direbbe oggi, personaggio famoso per illustrare un evento:, deve onorare il
funerale di Efestione, l’amante di Alessandro Magno. Una comparsata, la sua, con
la commessa anche di un’ode-epitaffio per il giovane – che Aristotele compose
effettivamente… Ma, Aristotele alla ricerca di una “ricompensa”? Un premio in
denaro, quasi un premio filosofico o letterario. Certo, può succedere, per quanto
poco plausibile, o interessante: è quello che succede qui, per moltissime
pagine.
Dai best-seller non si pouò
pretendere tutto, e neanche molto. Però, lasciano sempre più il gusto della
macchina. Della compilazione collettiva, secondo un canovaccio. Mescolando cioè
ingredienti noti per vendere: un po’ di avidità, un po’ di malattia, un po’ di
violenza, qui, alla fine, la gaytudine, con la necrofilia. Si va come per la cucina, per ricette.
Ma si legge questo “Doody” come se fosse un brand,
o un nome collettivo – a parte la conoscenza minuta dell’aneddotica aristotelica,
che è il trademark doodyano originario,
su tutte le possibili fonti, e più sui “Deipnosofisti”. Come una sceneggiatura
senza regista, in cui ognuno degli sceneggiatori introduce un aneddoto o uno
sviluppo. Disinvolto, anche nella misura - sembra una parodia.
Margaret D oody, Aristotele e la Montagna d’Oro,
Sellerio , pp. 488 € 16
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