Il Regno delle polemiche
“Breve catalogo delle imposture
neoborboniche” è il sottotitolo. Non suona bene: imposture magari sì, ma
neoborboniche? Non c’è un neoborbonismo: chi difende i Borboni, chi li rivuole,
chi vuole – al Sud – un’Italia divisa? Si oppone un neoborbonìsmo al leghismo, ma è
una comodità giornalistica, superficiale. Il leghismo è ben solido e portante,
dei Borboni a nessuno gliene frega nulla, né Palermo si vede con Napoli, o viceversa
– per non dire dei calabresi, stretti nella morsa tra siciliani e napoletani,
quanto invadenti, forse più dei lombardi: quando si va nel particolare non ci
sono unità meridionali, “neoborboniche”, che tengano. Mentre restano, sempre impervi, i due nodi dell’Italia unita: la questione meridionale e il debito estero.
Create da subito, due problemi, poi irrisolti, per centosessant’anni.
Armino, polemista, argomenta
contro il vittimismo meridionale, che fa della “questione meridionale” una
“questione settentrionale”, creata dall’unificazione. Gli argomenti non gli
mancano – come non mancano a quelli che elegge come fronte avverso, Alianello e
Aprile. Ma alcuni punti non sono polemiche, sono fatti.
Il Regno era liberticida. E il resto
d’Italia, e l’Europa?
Le vittime della guerra al
banditismo, 1861-1865 furono poche: poche migliaia, briganti inclusi. Ma l’unica
documentazione di quella guerra, quella di Molfese, “Storia del brigantaggio dopo
l’unità”, basata sull’archivio della commissione parlamentare d’inchiesta del
1863, dà “centinaia di bande”, troppe per non poterle dire una reazione
popolare, e decine di migliaia di morti e esecuzioni “ufficiali” - è una ricerca
del 1966, quella di Molfese: perché non si aprono gli archivi militari, i dati non
ci sono, non ci sono più?
Il Sud non era ricco sotto i
Borbone: checché voglia dire, è vero. Era anche male amministrato – anche se si
ricostruiva dopo i terremoti, in anni e non in secoli, e i poveri erano
assistiti.
La questione meridionale è vecchia, secondo l’analisi più
persuasiva, dello storico dell’economia Cipolla: è venuta accumulandosi per un
millennio, tra un Nord industrioso e banchiere e un Sud acculato alla rendita
agricola, dei padroni - eredità del primo regno del Sud, quello normanno, i decantati Figli del Sole essendo baronali. Ma le tasse unitarie, fino al macinato, le politiche
doganali, e le infrastrutture postunitarie hanno penalizzato il Sud. Sempre per
restare col pavese Cipolla. Che vedeva nella Repubblica un principio di riequilibrio. Una trentina d’anni
fa sì, poi no, al contrario: nell’Italia leghista al Sud è andata sempre peggio - al meglio è stato cancellato, dalle politiche nazionali e dalla sussidiarietà, accasciandolo semmai sotto antimafie di ogni tipo.
Il Sud resta come arena dello
scandalismo nazionale. Le mafie. La corruzione. Come già “l’Affrica” dei buoni
piemontesi. E il banditismo, e la guerra al banditismo. Mentre è solo
manzoniano, al primo capitolo, “un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi in ferro”.
Anche solo delle polemiche – non c’è altro Sud: un punching-ball per polemisti. È
rimasto come tema editoriale, il Sud si vende, ma bisogna dargli addosso. Nel
nome, certo, dell’informazione, la verità, la giustizia, dei belli-e-buoni. Altrimenti
“non fa notizia”.
Armino, ingegnere ed economista
di Palmi trasmigrato in Piemonte, uno dei fondatori di Sel nel 2009, Sinistra Ecologia
e Libertà, a Rivoli nel torinese, poi ritornato in Calabria, diviso tra Palmi
(circolo “Antonio Armino”, esponente dell’azionismo meridionale) e Reggio
(associazione La Scintilla, rivista “Sud Contemporaneo”), è già autore, con
Tonino Perna, oggi vice-sindaco di Reggio, sociologo emerito a Messina, non
dimenticato creatore del Parco dell’Aspromonte, di un “Ritorno al Futuro. Manifesto
per l’Unità d’Italia” che un po’ contraddice (riconosce) la polemica. Una delle
tante pubblicazioni di questo suo decennio calabrese. Ma un testo che programmaticamente (“la fulminea scomparsa di quello che era anche il
più antico fra gli stati pre-unitari resta un campo d’indagine storica non ancora
sufficientemente esplorato” – con più di un’apertura di credito verso le
“incomprensioni” meridionali) contraddice la polemica di oggi.
Tra i tanti suoi
bisogni, il Sud ha anche quello di uscire dalle polemiche.
Pino Ippolito Armino, Il fantastico Regno delle Due Sicilie, Laterza,
pp. 144 € 14
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