La cancellazione degli europei dall’Europeo
Francia, Germania, Inghilterra,
Belgio, Olanda, i paesi con più immigrati da più tempo, hanno un calcio
espressione delle comunità immigrate, arabi, africani, turchi, albanesi,
sudamericani: due terzi e più degli effettivi, in proporzione più che
inversamente proporzionale alla quota degli immigrati e la loro prima generazione sulla popolazione totale. La Francia e il Belgio sono diventate grazie
agli immigrati “potenze” del calcio. Non si può dire sia un fattore etnico: un
turco o un marocchino è “diverso” (struttura, mentalità) da un sudamericano o
un africano come un europeo. C’è una sorta di “cancellazione” dell’europeo,
nell’atletismo come nella produzione e nel commercio, nelle politiche, nella
creatività.
C’è una sorta di compiacimento in
questo, di esaltazione. La Francia dei campioni, ‘Mbappé, Pogba, Kanté,
Benzema, fa il catenaccio contro la Germania, che in effetti si fa temere: il terzino più impegnato è il centravanti Griezman. Limitandosi a un paio di contropiedi in tutta la partita, grazie allo scatto di
‘Mbappé – tanto confuso quanto veloce. Ma il match si svolge tra fastidiosi
peana dei commentatori. Dall’inizio alla fine, dello speaker e del tecnico,
alla Rai e su Sky. E l’indomani sui quotidiani – dream team è l’elogio
meno eccessivo. Il giornalismo è pigro, e gli italiani copiano volentieri dai
francesi, che non si risparmiano un vanto. Ma: il calcio è solo un mercato di
talenti – quelli della Francia tutti franco-africani? Al punto che bisogna
gonfiarne qualcuno?
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