venerdì 11 giugno 2021

Milano degli untori

Si ripubblica un saggio di dieci anni fa, premiato dal milanesissimo Bagutta, di un lombardo milanesizzato  contro Milano, e non ha la punta polemica, pamflettaria, che si avvertiva alla prima lettura. Non è un prodotto della superbia intellettuale, né dell’età, Stajano va per i novant’anni, né naturalmente degli sdegni da talk-show, da piccolo teatro, ora in uso. Non è uno scrittore che vuole dire male di Milano, è un milanese sdegnato che prova a darsi conto – che si analizza, si spiega. Perciò, forse, più malinconico.
È un itinerario storico che Stajano percorre. Implacabile, un elenco di “ombre”, di turpi eventi, comportamenti, attitudini. Ma da teste pietoso, anche se arrabbiato, non da censore, da maestro di scuola. Dal lazzaretto della peste al fascismo, che fu milanese più che romagnolo, alle caserme di tortura repubblichine, al terrorismo nero (piazza Fontana), al terrorismo rosso, con le sagome delle vittime disegnate sul selciato al gesso bianco. Una città che Stajano vede sempre lucente come la vedeva Bonvesin de la Riva, con i suoi canali argentei, ma incontra cupa e aggressiva. Leghista. Senza più borghesia dopo che non ha più fabbriche e operai. Di una ricchezza perfino spropositata, nei servizi, come le tv di Berlusconi, che si alimenta di happy hour tanto vanitosi quanto vuoti, insapori. E corrotta, corruttrice.  
Il titolo era, e resta, minaccioso: Milano è la città degli untori, non della peste.

Corrado Stajano, La città degli untori, Il Saggiatore, pp. 232 € 19

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