mercoledì 16 giugno 2021

Proust intimo

Per il centocinquantenario della nascita di Proust una strenna, per proustiani e non; un libro bello, e soprattutto ben curato, da Luc Fraisse, proustologo paziente oltre che infatuato. I racconti, più che altro tracce di racconti, sono così così.
Le novelle inedite sono testi dispersi, rintracciati dal proustologo geloso Bernard de Fallois, un personaggio dell’editoria parigina, “inventore”,  editore e curatore di Simenon, scopritore di Joël Dicker. Recuperati dai suoi archivi due anni fa, nel 2019, un anno dopo la sua morte. De Fallois è stato depositario unico, per oltre mezzo secolo, dell’autorizzazione ad esplorare i manoscritti dell’autore della “Ricerca”.
Sono frammenti o progetti di racconto, per lo più, o altrimenti non  definiti. Proust escluse questi testi, di cui non perfezionò la copia, e sui quali non tornò più a lavorare, dalla sua prima raccolta di racconti, “I piaceri e i giorni”, 1896, quando aveva venticinque anni: sono quindi scritti della sua prima gioventù. Di cui il curatore può rimarcare notevoli anticipazioni di temi e personaggi della “Ricerca”. Molto evidenti, perfino porno, sono le tematiche legate all’omosessualità proibita, specie nei due testi centrali: “Jacques Lefelde (lo straniero)” e “All’inferno”. In quest’ultimo il diavolo discute con un “conte Quélus”, che ricorda Caylus, l’amasio di Enrico III, e anticipa Charlus, dell’amore delle donne e di quello “socratico”. Ammette che certi gusti possono produrre “repulsioni fisiche”, ma i due poi si assolvono: “Chi oserebbe dire che il disgusto non è eminentemente relativo?”. Anche se il caso esemplificato, la passione per le feci, è un po’ trasgressivo.
La fascetta editoriale originale, dell’edizione Folio, dà il vero senso del repêchage: “Il diario intimo che Proust non ha scritto”. Più per questi aspetti inconsueti nella penna di Proust. Più evidente nei frammenti l’indicazione subliminale che le ragazze di cui cerca l’amicizia agli Champs-Elysées sono ragazzi.

“La moralità cristiana, all’occorrenza cattolica, pesa”, nota Fraisse. Senza però sviluppare la traccia. Che è strana, almeno vista con gli occhi di oggi, ma è vera: Proust, di famiglia ebraica benché non praticante e anzi laica, ha in tutta l’opera costanti riferimenti religiosi e morali, e solo cristiani, cattolici. Una moralità che pesa – questo probabilmente Fraisse intende – sulle abitudini sessuali. Ma qui, nei racconti, nei frammenti giovanili, non del tutto.  
Marcel Proust,
Il corrispondente misterioso e altre novelle inedite, Garzanti, pp. 184, ril. € 20

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