Proust intimo
Per il centocinquantenario della
nascita di Proust una strenna, per proustiani e non; un libro bello, e soprattutto ben
curato, da Luc Fraisse, proustologo paziente oltre che infatuato. I racconti,
più che altro tracce di racconti, sono così così.
Le novelle inedite sono testi
dispersi, rintracciati dal proustologo geloso Bernard de Fallois, un
personaggio dell’editoria parigina, “inventore”, editore e curatore di Simenon, scopritore di Joël
Dicker. Recuperati dai suoi archivi due anni fa, nel 2019, un anno dopo la sua
morte. De Fallois è stato depositario unico, per oltre mezzo secolo,
dell’autorizzazione ad esplorare i manoscritti dell’autore della “Ricerca”.
Sono frammenti o progetti di racconto,
per lo più, o altrimenti non definiti. Proust
escluse questi testi, di cui non perfezionò la copia, e sui quali non tornò più
a lavorare, dalla sua prima raccolta di racconti, “I piaceri e i giorni”, 1896,
quando aveva venticinque anni: sono quindi scritti della sua prima gioventù. Di
cui il curatore può rimarcare notevoli anticipazioni di temi e personaggi della
“Ricerca”. Molto evidenti, perfino porno, sono le tematiche legate
all’omosessualità proibita, specie nei due testi centrali: “Jacques Lefelde (lo
straniero)” e “All’inferno”. In quest’ultimo il diavolo discute con un “conte
Quélus”, che ricorda Caylus, l’amasio di Enrico III, e anticipa Charlus, dell’amore
delle donne e di quello “socratico”. Ammette che certi gusti possono produrre
“repulsioni fisiche”, ma i due poi si assolvono: “Chi oserebbe dire che il
disgusto non è eminentemente relativo?”. Anche se il caso esemplificato, la
passione per le feci, è un po’ trasgressivo.
La fascetta editoriale originale,
dell’edizione Folio, dà il vero senso del repêchage:
“Il diario intimo che Proust non ha scritto”. Più per questi aspetti inconsueti
nella penna di Proust. Più evidente nei frammenti l’indicazione subliminale che
le ragazze di cui cerca l’amicizia agli Champs-Elysées sono ragazzi.
“La moralità
cristiana, all’occorrenza cattolica, pesa”, nota Fraisse. Senza però sviluppare
la traccia. Che è strana, almeno vista con gli occhi di oggi, ma è vera: Proust,
di famiglia ebraica benché non praticante e anzi laica, ha in tutta l’opera costanti
riferimenti religiosi e morali, e solo cristiani, cattolici. Una moralità che
pesa – questo probabilmente Fraisse intende – sulle abitudini sessuali. Ma qui,
nei racconti, nei frammenti giovanili, non del tutto.
Marcel Proust, Il corrispondente misterioso e altre
novelle inedite, Garzanti, pp. 184, ril. € 20
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