Quando Corleone sbarcò a New York
Titolo consolatorio - c’era, cioè
non c’è più. L’originale è “The First Family”: la storia di Giuseppe Morello,
il primo corleonese in America, o uno dei primi, e il primo organizzatore di
mafia, della mafia siciliana. Detto “l’artiglio” perché aveva una mano
deforme, ma organizzatore implacabile.
Un volume profuso, prolisso, frutto di letture apparentemente interminabili
(la bibliografia è sterminata, specie di articoli locali, delle più disparate
gazzette). Un giornalista britannico, del “Telegraph” e dell’“Independent”, vi
si è dedicato con la passione dell’entomologo, dell’anatomopatologo. In grado
di correggere perfino le date e le circostanze familiari della famiglia Morello,
che i Morello cioè non conoscevano o citavano a vanvera –“Giuseppe Morello, il
primo grande capo della mafia di New York, era nato nel 1863 o nel 1870,se non
addirittura nel 1880”, a seconda dei vari testi o documenti consultati, ma
niente di tutto questo: “Contattando l’ufficio di stato civile della sua città
natale siciliana, Corleone, venni a sapere che la data giusta era il 2 maggio
1867, un fatto che la sua stessa famiglia a quanto pare non conosceva, dal
momento che la tomba reca l’anno 1870”.
Dash ha letto “almeno 10 mila
pagine” di atti processuali. I riferimenti e le note sono migliaia. Quelle
mafiose sono agiografie di molto impegno: c’è concorrenza nel genere,
evidentemente, opoure gli avvocati vigilano (quelli americani sono specialmente
occhiuti: la diffamazione paga, seppure di un criminale).
Tra i tanti delitti la famiglia
Morello praticava specialmente la falsificazione della carta moneta. Per somme
anche enormi. Molto Dash sviluppa il contesto, di e attorno a New York, fino a Petrosino
e oltre. Con un dettagliatissimo indice analitico, dei nomi e degli argomenti,
da soddisfare ogni curiosità. E una ammirevole bibliografia. O deprimente: a
che pro tante energie. Non è nemmeno una storia di grandi crimini. Piuttosto
precisa, puntuale, documentatissima, seria. Finiti i conquistatori, gli imperi,
le invasioni, le guerre dei trenta e dei cento anni, consumate presto anche la
storia politica o dei partiti, sociale, di genere, la storia contemporanea si
caratterizza come storia del crimine. Quasi con piacere – Dash non è uno
storico, ma è come se.
Mike Dash, C’era una volta la mafia, Newton Compton, pp. 332, ril, € 9
Nessun commento:
Posta un commento