venerdì 4 giugno 2021

Quando Corleone sbarcò a New York

Titolo consolatorio - c’era, cioè non c’è più. L’originale è “The First Family”: la storia di Giuseppe Morello, il primo corleonese in America, o uno dei primi, e il primo organizzatore di mafia, della mafia siciliana. Detto “l’artiglio” perché aveva una mano deforme, ma organizzatore implacabile.
Un volume profuso, prolisso, f rutto di letture apparentemente interminabili (la bibliografia è sterminata, specie di articoli locali, delle più disparate gazzette). Un giornalista britannico, del “Telegraph” e dell’“Independent”, vi si è dedicato con la passione dell’entomologo, dell’anatomopatologo. In grado di correggere perfino le date e le circostanze familiari della famiglia Morello, che i Morello cioè non conoscevano o citavano a vanvera –“Giuseppe Morello, il primo grande capo della mafia di New York, era nato nel 1863 o nel 1870,se non addirittura nel 1880”, a seconda dei vari testi o documenti consultati, ma niente di tutto questo: “Contattando l’ufficio di stato civile della sua città natale siciliana, Corleone, venni a sapere che la data giusta era il 2 maggio 1867, un fatto che la sua stessa famiglia a quanto pare non conosceva, dal momento che la tomba reca l’anno 1870”.
Dash ha letto “almeno 10 mila pagine” di atti processuali. I riferimenti e le note sono migliaia. Quelle mafiose sono agiografie di molto impegno: c’è concorrenza nel genere, evidentemente, opoure gli avvocati vigilano (quelli americani sono specialmente occhiuti: la diffamazione paga, seppure di un criminale).   
Tra i tanti delitti la famiglia Morello praticava specialmente la falsificazione della carta moneta. Per somme anche enormi. Molto Dash sviluppa il contesto, di e attorno a New York, fino a Petrosino e oltre. Con un dettagliatissimo indice analitico, dei nomi e degli argomenti, da soddisfare ogni curiosità. E una ammirevole bibliografia. O deprimente: a che pro tante energie. Non è nemmeno una storia di grandi crimini. Piuttosto precisa, puntuale, documentatissima, seria. Finiti i conquistatori, gli imperi, le invasioni, le guerre dei trenta e dei cento anni, consumate presto anche la storia politica o dei partiti, sociale, di genere, la storia contemporanea si caratterizza come storia del crimine. Quasi con piacere – Dash non è uno storico, ma è come se.
 
Mike Dash,
C’era una volta la mafia, Newton Compton, pp. 332, ril, € 9

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