Secondi pensieri - 450
zeulig
Discrezione - “Discrezione”
è titolo di Mary de Rachewiltz, dove narra la sua prina vita, fino alla
giovinezza, abbandonata dai genitori, Ezra Pound e Olga Rudge, conviventi non
sposati e impegnati nelle rispettive carriere artistiche, in una famiglia
tirolese, e suona più come indiscrezione - fino all’arrivo degli americani nel
1945. È stato poi titolo di Pierre Zaoui, filosofo, “La Discrétion, ou l’art de
disparaître” (tradotto col titolo invertito, come “L’arte di scomparire. Vivere
con discrezione”). Della discrezione come resistenza in un mondo che vuole e
privilegia apparenze e clamori, specie di se stessi – una discrezione esemplata
su Baudelaire, Blanchot, Deleuze, Kafka, Virginia Woolf, Benjamin. Ma confina,
nelle lettere come in ogni professione, con l’inesistenza, l’autocancellazione:
bisogna farsi strada, sgomitare, gridare, e esserne convinti.
La discrezione è d’obbligo in paese, in una comunità stabile, quella
dove Mary de Rachewiltz ha vissuto fin ai vent’anni, dove l’ostentazione si
paga. Ma la discrezione non paga, è solo un modo per uscirne indenni: il paese
non eleva e ricuce, nel senso che restringe, tiene avvinti. È
un’economia ristretta, che comporta una mentalità.
Dolore – Può non essere
pedagogico, non dare (insegnare) nulla. Per la perdita di Waldo, figlio molto
amato, di soli cinque anni, Emerson sperimentò un dolore che non era il dolore
per la perdita. ”Soprattutto mi addolora non riuscire ad addolorami”, a sentire
il dolore come qualcosa di reale, o sufficientemente reale, scrisse in una
lettera la settimana dopo l’evento - “I
chiefly grieve that I cannot grieve”.
Ci ritornò sopra due anni dopo nel saggio
“Experience”, 1844, sui limiti della razionalizzazione della vita, dell’ultraintellettualismo
– l’esperienza è confusa e confonde. E a
proposito della perdita, del dolore: “La sola cosa che il dolore mi ha insegnato
è di sapere quanto è superficiale. Che, come tutto il resto, gioca in superficie,
e non mi introduce nella realtà, per un contatto con la quale pagheremmo perfino
il caro prezzo di figli e amanti (Emerson stava per perdere anche la moglie,
malata di tbc, n.d.r.). È Boscovich che ha scoperto che i corpi non vengono mai
in contatto? Bene, le anime nemmeno toccano mai i loro oggetti. Un mare innavigabile
lava con onde silenti tra noi e le cose che amiamo e con le quali conversiamo.
“Il dolore ci rende anche idealisti. Nella
morte del mio bambino, allora, più di due anni fa, mi sembrava di avere perduto
una bella proprietà – non di più. Non posso portarlo più vicino a me. Se domani
mi si informasse della bancarotta dei miei principali debitori, la perdita dei
miei beni sarebbe un grosso danno per me, forse, per molti anni: ma mi
lascerebbe come mi ha trovato – non migliore né peggiore. Lo stesso è con
questa disgrazia: non mi tocca: qualcosa che io fantasticavo parte di me, che
non poteva essermi strappata senza strappare me, non ingrandita senza
arricchire me, mi abbandona, e non lascia cicatrici. Era caduca. Mi addolora
che il dolore non può insegarmi nulla, né farmi fare un passo avanti nella
natura reale”.
Ci sono delle differenze nel conto
profitti e perdite spirituali, era l’argomento di Emerson. Alcune, anche se profonde, non
contano. La morte di un bambino, per quanto adorato. Mentre si impara per molto
meno: “Un grand’uomo”, scriverà Emerson in “Compensation”, “sospinto,
tormentato, sconfitto, ha la possiiblità di imparare qualcosa: è stato sfidato
nel suo ingegno, nella sua virilità: ha accumulato dei fatti; impara sulla sua
ignrtanza; si cura di concetti sbagliati; impara la moderazione e reali capacità”. Mentre il dolore per la
morte del bambino è tanto profondo che non è compensabile. E questo conduce a
una sorta di rimozione.
Dissimulazione – O la virtù della menzogna - O.Wilde? Khomeiny?
Genitorialità
-
Si vive con il padre e con la madre e poi a un certo punto non più. Non devono
o non possono provvedere, sono incapacitati, sono malati, col tempo muoiono, secondo
l’ordine del tempo. Ma la memoria no, resta sempre con noi –e anzi si magnifica
(amplia, insiste.
Lo stesso però è delle cose, degli
eventi esterni, anche accidentali. La memoria è selettiva e non lo è, e più
persiste delle cose o eventi accidentali, più di quelli propri, personali,
caratterizzanti, duraturi. Una casa, non la propria, una strada, una siepe, anche
solo un oggetto, meglio (peggio) se di uso quotidiano, il filo interdentale, il
sapone neutro, il riscaldamento (raffreddamento) dell’automobile…
Intellettuale – “Prima del romanticismo non esisteva l’intellettuale, poiché non
esisteva contrapposizione fra vita e conoscenza”, C. Pavese, “Il mestiere di
vivere”, 5 novembre 1942: “Accorgersi che la vita è più importante del
pensiero, significa essere un letterato, un intellettuale; significa che il
proprio pensiero non si è fatto vita”.
È una condizione limitativa.
Mercato - “Il gioco che non fa giocare. Marchi, offerte,
sigle: oggi il Mercato è la scacchiera in cui si finisce intrappolati”. Pezzo
d’antologia sul mercato (il “gioco”, d’azzardo?) di Claudio Magris sul
“Corriere della sera”. Si è meno liberi con questo mercato, molto meno.
Psicologia – “È il rimedio
dei poveri” - Savinio, “Enrico Ibsen”, 67 (“il profondismo è il rimedio dei
poveri”). Tutto si può piegare a uno scopo in qualche modo utile, senza danno per chicchessia. E ogni argomentazione si può validare,
basta un minimo di accortezza nella gestione dell’informazione.
È la panacea e
il placebo degli strizzacervelli – a meno di una certa pratica, empatica o
simbiotica. Si può andare in analisi tutta la vita? Sì, come dal confessore, oggi padre spirituale - senza la grazia (la fede).
Spiritualismo – Va col
materialismo - in italiano andrebbe meglio detto spiritismo. Dilagò nel secondo Ottocento, torna in forze oggi. Nel mondo
anglosassone, prevalentemente, che più si ritiene o si vuole scientista.
Fu forte nell’epoca vittoriana, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
In una col positivismo. Con credenti eccellenti: Conan Doyle, il narratore
“scientifico”, Wiliam James, i fisici Marie e Pierre Curie, il biologo evoluzionista
Alfred Russel Wallace. Credenti nel metodo
scientifico che, nonché non opporsi al campo spirituale, ne avrebbe invece
provato la sua esistenza. Nel clima Excelsior di Fine Secolo, fine Ottocento. Che si sarebbe
coronato con la Grande Guerra, il culmine dell’imperialismo – tedesco, ma dell’epoca. L’epoca attuale, della Grande Illusione che la globalizzazione economica
alimenta, nuova pietra filosofale della
ricchezza, vede anche il ritorno delle contese imperiali, e degli spiritualismi
invece delle religioni - agli spiritualismi si possono assimilare, in chiave di
autorefenzialità, i fondamentalismi delle religioni istituzionali (“ognuno la
sua chiesa”).
Parlare con i morti è pratica corrente, oltre che in Gran
Bretagna, dove almeno trecento Chiese spiritualiste sono tuttora in funzione,
negli Stati Uniti, patria del materialismo.
Negli Stati Uniti più di un
centinaio di Chiese spiritualiste sono in attività. Oltre a innumerevoli siti
nelle piattaforme online e televisive, Instagram, Facebook,Tik Tok, che offrono
servizi psichici. Quasi un terzo degli americani ritengono
di avere parlato con i morti, i più fuori dalla chiese organizzate, dalle fedi
in qualche modo ufficiali, con vangeli e maestri. Per una spesa che il “New
Yorker” calcola in almeno due miliardi di dollari l’anno.
Storia – “Non si può
chiedere che gli storici siano obiettivi, ma bisogna pretendere che siano onesti”,
G. Salvemini.
zeulig@antiit.eu
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