Secondi pensieri - 451
zeulig
Colpa – “Heidegger vide
arrivare la peste per tempo”, la “peste nazista”, “e trovò la parola esatta per
nominarla: destino”. Che a lui “apparve grecamente in una prospettiva
d’incolpevole colpevolezza” – Sergio Givone, “Metafisica della peste”, XVI. Comodo.
Ma se la colpa è un destino, allora non c’è etica – volontà attiva,
responsabilità. Giudizio – quindi nemmeno filosofia, che è comunque un pensare
selettivo (ordinato, regolamentato).
Nel caso di Heidegger, del suo “nazismo”, si scenderebbe a un’irrilevanza
totale, di ogni pensiero e perfino forma di pensiero.
Fede – È la forza
nell’abbandono, nella derelizione. Del Cristo abbandonato in croce, di Giobbe
perfino perseguitato dal suo Dio.
L’amore vuole fede. La vita vuole fede, non in altro da sé, in se
stessa. È il volano dell’esistenza, della vita che quotidianamente si conduce.
Felicità – È possesso? È successo?
È disposizione mentale, una somatizzazione, in positivo - nei fatti c’è,
ricorrente, il ricchissimo infelice, il carrierista insoddisfatto. Con un problema:
il pensarsi felice va contro lo scongiuro, che non è pratica superstiziosa o magica
ma una sommatoria, di stati mentali e reali – si può essere felici solo con moderazione, e
pensandosi sempre sotto la mannaia della disgrazia (“così e non peggio”)
La sua “formula” è quella semplice, e quasi da ridere, di Erodoto,
del racconto “Policrate e Amasi”, o dell’impossibilità di essere infelice. Il
tiranno di Samo, di ricchezza e fortuna proverbiali, e perciò stesso in
prudente attesa (lo scongiuro) di un disgrazia altrettanto grande, viene
consigliato dal suo alleato il re dell’Egitto Amasi di procurarsi qualche
dolore, privandosi di qualcosa a cui più tiene. Policrate non ci riesce, l’anello
cui più teneva che ha buttato in mare gli viene restituito dentro un pesce
che suoi cuochi stano cucinando. Amasi
si dissocia dall’alleanza, e presto Policrate, dopo tanti successi, viene soverchiato
dai persiani.
Grazia – “C’è perché non
c’è. È la sua assenza a evocarla e reclamarle, ponendola per negazione. Vale
per la grazia quel che vale per Dio. Non se ne può parlare se non dopo aver
portato a fondo l’impossibilità di parlarne” – Sergio Givone, “Metafisica della
peste”, 27, a proposito di Camus, “La peste”, un proposito che dice comune
all’ateo e al religioso del racconto: “Secondo l’assunto di una dialettica negativa
che Rieux e Paneloux condividono”.
Male - È umano, “esclusivamente
umano”. Ed è del corpo. È la filosofia
di E.A.Poe , “Ombra” (“Presentimento e memoria del Male”). Il Male è
esclusivamente cosa dell’uomo. Principio del Male è il tempo, un guscio floscio,
vuoto.
Ciò contrata, naturalmente,
con l’essere. Per pensarlo, e scriverlo – ragionarlo, comunicarlo.
Natura – Lo “stato di
natura” non esiste. Cos’è lo “stato di natura”? Seppure si fa delle leggi, la
natura senza remore non ne tiene conto, e non in via d’eccezione..
La sua intronizzazione oggi è riduttiva. Si veda in Leopardi. Tanto
avanza nel “deserto”, il “vuoto”, il “nulla” quanto più investe la natura dell’accertabilità
scientifica, in un quadro materialista. Poi, però, “natura crudel”, “nemica
scoperta degli uomini, e degli altri animali”, “serpente a sonaglio” in agguato
pronto a ingoiare gli innocenti animaletti.
Leopardi come Rousseau: la natura è perfetta in quanto maligna.
Creativa e distruttrice insieme. L’uomo è naturale, ma in che misura (non) lo
è?
Tradita dall’aspirazione ecologica, giusta ma elementare, che fa del
naturale il bene, l’“ordine naturale” trasponendo a norma. Con conseguente rovesciamento.
La vita è natura, la migliore conservazione o condizione di vita è quella naturale
sono evidenze, ma non immediate. Non andrebbero recepite come immediate: l’ecologia
vera, producente, quella attiva, dev’essere intelligente, critica, umana. “Naturale”
nel senso della bioinspirazione e non della biomimetica (copiare i procedimenti
naturali). Il mezzo secolo di protezione ambientale o riduzione
dell’inquinamento, sono una politica industriale. Come la sintetizza l’etologa
Emmanuelle Pouydebat: materiali ad alta resistenza dai ragni, nanomateriali dalle
spugne, adesivi da rane e gechi: “La più piccola alga unicellulare può essere
coinvolta nel razzo Columbia per resistere meglio al rientro nell’atmosfera e
la nanostruttura delle ali delle sublimi farfalle morpho ispirare nuovi pannelli solari
fototermici”.
È in Lucrezio la legge di Lavoisier, o della conservazione della massa.
Della natura che si trasforma ma non perisce: “Ciò che si vede non perisce
dunque fino in fondo,\ poiché la natura ricava una cosa dall’altra e non
lascia\ che se ne generi alcuna se non grazie alla morte\ di un’altra”, “De Rerum
Natura”, I, 262-264.
Religione – È il primo
dato storico. Le sepolture del Paleolitico superiore, 10-40 mila anni fa, lo
segnalano. E il più costante. In tutti i continenti e le “civiltà”. La vita dei
morti in Africa, dove (Madagascar) si
pratica il famadihana , il “giramento”
periodico delle salme. Il faraone come il sole in Egitto. Le legioni della salvezza, a partire da Zarathustra – che la Bibbia media.
L’illuminismo che la nega - la parte dell’illuminismo che la negò (finito nella
Dea Ragione, robespierriana, massonica, fino allo spiritismo-spiritualismo, così
diffuso ancora oggi nel mondo anglosassone, nella “cultura” materialista.
Il postumano di Rosi Braidotti è, a dargli credito, una sorta di panteismo – di
divinizzazione della “natura”, dell’esistenza.
Stoicismo – “Religione che
non ha che un sacramento, il suicidio!”, la voleva Baudelaire, “Razzi”. Di
contro alle tante oggi professioni di stoicismo, alla Scalfari, che sono piuttosto
partiche, se non professioni, di epicureismo. Si trascurano gli stoici
classici, in antico, quelli che professavano a ragion veduta: è il pensiero del
pessimismo radicale.
Molto stoicismo in realtà, già nel Settecento, è epicureo. Una sorta
di gioco al calcio “di rimessa”: guardandosi le spalle, prudenti e allarmati, per
meglio, quando lo spazio si apre, se c’è l’occasione, fulmineamente colpire.
zeulig@antiit.eu
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