lunedì 14 giugno 2021

Secondi pensieri - 451

zeulig


Colpa “Heidegger vide arrivare la peste per tempo”, la “peste nazista”, “e trovò la parola esatta per nominarla: destino”. Che a lui “apparve grecamente in una prospettiva d’incolpevole colpevolezza” – Sergio Givone, “Metafisica della peste”, XVI. Comodo. Ma se la colpa è un destino, allora non c’è etica – volontà attiva, responsabilità. Giudizio – quindi nemmeno filosofia, che è comunque un pensare selettivo (ordinato, regolamentato).
Nel caso di Heidegger, del suo “nazismo”, si scenderebbe a un’irrilevanza totale, di ogni pensiero e perfino forma di pensiero.

 
Fede È la forza nell’abbandono, nella derelizione. Del Cristo abbandonato in croce, di Giobbe perfino perseguitato dal suo Dio.
L’amore vuole fede. La vita vuole fede, non in altro da sé, in se stessa. È il volano dell’esistenza, della vita che quotidianamente si conduce.

 
Felicità È possesso? È successo? È disposizione mentale, una somatizzazione, in positivo - nei fatti c’è, ricorrente, il ricchissimo infelice, il carrierista insoddisfatto. Con un problema: il pensarsi felice va contro lo scongiuro, che non è pratica superstiziosa o magica ma una sommatoria, di stati mentali e reali  – si può essere felici solo con moderazione, e pensandosi sempre sotto la mannaia della disgrazia (“così e non peggio”)
La sua “formula” è quella semplice, e quasi da ridere, di Erodoto, del racconto “Policrate e Amasi”, o dell’impossibilità di essere infelice. Il tiranno di Samo, di ricchezza e fortuna proverbiali, e perciò stesso in prudente attesa (lo scongiuro) di un disgrazia altrettanto grande, viene consigliato dal suo alleato il re dell’Egitto Amasi di procurarsi qualche dolore, privandosi di qualcosa a cui più tiene. Policrate non ci riesce, l’anello cui più teneva che ha buttato in mare gli viene restituito dentro un pesce che  suoi cuochi stano cucinando. Amasi si dissocia dall’alleanza, e presto Policrate, dopo tanti successi, viene soverchiato dai persiani. 

 
Grazia “C’è perché non c’è. È la sua assenza a evocarla e reclamarle, ponendola per negazione. Vale per la grazia quel che vale per Dio. Non se ne può parlare se non dopo aver portato a fondo l’impossibilità di parlarne” – Sergio Givone, “Metafisica della peste”, 27, a proposito di Camus, “La peste”, un proposito che dice comune all’ateo e al religioso del racconto: “Secondo l’assunto di una dialettica negativa che Rieux e Paneloux condividono”.
 
Male - È umano, “esclusivamente umano”. Ed  è del corpo. È la filosofia di E.A.Poe , “Ombra” (“Presentimento e memoria del Male”). Il Male è esclusivamente cosa dell’uomo. Principio del Male è il tempo, un guscio floscio, vuoto.
Ciò contrata, naturalmente, con l’essere. Per pensarlo, e scriverlo – ragionarlo, comunicarlo.
 
Natura – Lo “stato di natura” non esiste. Cos’è lo “stato di natura”? Seppure si fa delle leggi, la natura senza remore non ne tiene conto, e non in via d’eccezione..
 
La sua intronizzazione oggi è riduttiva. Si veda in Leopardi. Tanto avanza nel “deserto”, il “vuoto”, il “nulla” quanto più investe la natura dell’accertabilità scientifica, in un quadro materialista. Poi, però, “natura crudel”, “nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali”, “serpente a sonaglio” in agguato pronto a ingoiare gli innocenti animaletti.
Leopardi come Rousseau: la natura è perfetta in quanto maligna. Creativa e distruttrice insieme. L’uomo è naturale, ma in che misura (non) lo è?
 
 
Tradita dall’aspirazione ecologica, giusta ma elementare, che fa del naturale il bene, l’“ordine naturale” trasponendo a norma. Con conseguente rovesciamento. La vita è natura, la migliore conservazione o condizione di vita è quella naturale sono evidenze, ma non immediate. Non andrebbero recepite come immediate: l’ecologia vera, producente, quella attiva, dev’essere intelligente, critica, umana. “Naturale” nel senso della bioinspirazione e non della biomimetica (copiare i procedimenti naturali). Il mezzo secolo di protezione ambientale o riduzione dell’inquinamento, sono una politica industriale. Come la sintetizza l’etologa Emmanuelle Pouydebat: materiali ad alta resistenza dai ragni, nanomateriali dalle spugne, adesivi da rane e gechi: “La più piccola alga unicellulare può essere coinvolta nel razzo Columbia per resistere meglio al rientro nell’atmosfera e la nanostruttura delle ali delle sublimi farfalle  morpho ispirare nuovi pannelli solari fototermici”.
 
È in Lucrezio la legge di Lavoisier, o della conservazione della massa. Della natura che si trasforma ma non perisce: “Ciò che si vede non perisce dunque fino in fondo,\ poiché la natura ricava una cosa dall’altra e non lascia\ che se ne generi alcuna se non grazie alla morte\ di un’altra”, “De Rerum Natura”, I, 262-264.
 
Religione – È il primo dato storico. Le sepolture del Paleolitico superiore, 10-40 mila anni fa, lo segnalano. E il più costante. In tutti i continenti e le “civiltà”. La vita dei morti in  Africa, dove (Madagascar) si pratica il famadihana , il “giramento” periodico delle salme. Il faraone come il sole in Egitto. Le legioni della salvezza,  a partire da Zarathustra – che la Bibbia media. L’illuminismo che la nega - la parte dell’illuminismo che la negò (finito nella Dea Ragione, robespierriana, massonica, fino allo spiritismo-spiritualismo, così diffuso ancora oggi nel  mondo  anglosassone, nella “cultura” materialista. Il postumano di Rosi Braidotti è, a dargli credito, una sorta di panteismo – di divinizzazione della “natura”, dell’esistenza.  
 
Stoicismo – “Religione che non ha che un sacramento, il suicidio!”, la voleva Baudelaire, “Razzi”. Di contro alle tante oggi professioni di stoicismo, alla Scalfari, che sono piuttosto partiche, se non professioni, di epicureismo. Si trascurano gli stoici classici, in antico, quelli che professavano a ragion veduta: è il pensiero del pessimismo radicale.
Molto stoicismo in realtà, già nel Settecento, è epicureo. Una sorta di gioco al calcio “di rimessa”: guardandosi le spalle, prudenti e allarmati, per meglio, quando lo spazio si apre, se c’è l’occasione, fulmineamente colpire.


zeulig@antiit.eu

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