martedì 1 giugno 2021

Vecchia Italia

Un  capolavoro della letteratura di viaggio che non si ristampa. Di viaggio in genere, oltre che in Calabria, a piedi, nel 1911, e al Sud. Di viaggiatore inglese, come il genere, dei Burton, di Chatwin, Levi, Leigh Fermor,  ma già da ragazzo italianato, insabbiato a Capri. Personalità poliedrica, di molteplici interessi, la mineralogia come la biologia, il greco come il latino, pianista provetto. Una persona, prima che uno scrittore, di personalità forte, umoralità ricca.
Si viaggia lungamente, prima di mettere piede in Calabria. A piedi prevalentemente, a dorso di mulo, con una lunga serie di mulattieri imbroglioni, e con mezzi di fortuna.
Si entra nell’ordinario-meraviglioso  subito, con il “frate volante”, san Giuseppe da Copertino. È il prologo alla storia più straordinaria, di “Milton in Calabria”: la scoperta che un poema analogo a quello di Milton, un “Adamo caduto”, era stato redatto e pubblicato un paio di decenni prima a Cosenza, opera di Serafino della Salandra,  confratello del frate volante – un’opera per la quale Douglas pagherebbe 8000 grani e non gli 80 del vecchio catalogo, ma deve limitarsi a quanto ne legge sulle riviste, soprattutto quanto un Mr. Bliss Perry ne ha scritto sulla rivista americana “The Atlantic Monthly”.
Ci sono già gli “intrusi africani”. “Esiste qui un tipo di fisionomia inconfondibilmente semitico: capelli ricci, pelle scura e naso a uncino. Essendo fuori causa una discendenza fenicia,  possiamo supporgli un’origine saracena, tanto più considerando che gli ebrei del Medioevo non conclusero mai matrimoni misti con cristiani”.
Ci sono i “parchi naturali” di oggi, il Pollino, la Sila, l’Aspromonte. Con le loro vegetazioni e le loro forti diversità, climatiche, antropiche. Ci sono gli albanesi di Calabria, presenza cospicua. E il brigantaggio, un racconto horror – riportato all’origine, la rivolta anti-francese, contro l’assurda leva obbligatoria imposta dagli invasori francesi (con l’aiuto, anche, Douglas ne è certo, di criminali fatti sbarcare dagli inglesi).
Un volume pieno di storie. Una lettura consolante anche per la non piccola soddisfazione di vivere per qualche ora in un mondo non leghista, non ancora, non asfittico e malevolo, quale è l’Italia da ormai mezzo secolo.
Norman Douglas, Vecchia Calabria
 

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