Cronache dell’altro mondo – bellicose (128)
L’ex
presidente Trump ha avviato la campagna politica in vista delle elezioni di
medio termine fra 14 mesi sul tema centrale che le presidenziali 2020, da lui perdute,
sono state falsificate. I media ridicolzzano questa tesi, ma l’elettorato
repubblicano è con Trump, a larghissima maggioranza. A metà termine o mandato
vengono rinnovate la Camera dei Rappresentanti al Congresso e le assemblee legislative
degli Stati dell’Unione. Si vota anche per un terzo del Senato federale, e per 34
o 36 governatori statali.
Si
da credito nei media alla affermazione dell’ex ministro della Giustizia di Trump,
Wiliam Barr, che “non c’è prova di una frode su larga scala” nelle presidnziali del 2020. Su “piccola scala” sì, e sarebbe tollerabile?
Il
presidente Biden è tornato a mobilitare l’Europa. Ma contro Russia e Cina
insieme? E senza più i diritti umani – con cui l’Urss fu messa in ginocchio, da
qui Gorbaciov. Hong Kong e la minoranza Uiguri sono casi eclatanti di diritti umani e
civili, ma Biden in realtà forse non vuole mettere in difficoltà il presidente
Xi.
Si
può impedire a un presidente eletto di parlare? In America si può: Facebook,
Twitter, Alphabet (Google) hanno silenziato Trump.
Il
ritiro avviene senza condizioni dall’Afghanistan, dopo venti anni di
occupazione militare americana e alleata. Lo stesso è avvenuto in Iraq. L’America
non ha altre soluzioni che l’occupazione militare – o guerra o niente?
In
questo ritiro, come già in Vietnam, gli Stati Unit – e con loro i
“volenterosi”, tra essi l’Itala – non danno assistenza né visti d’ingresso agli
afghani che hanno collaborato con loro nel tentativo di creare un Afghanistan
democratico all’occidentale. I vietnamiti si salvarono allora dalle epurazioni, una parte di essi, come boat-people – mettendosi
in mare. Ma l’Afghanistan non ha il mare.
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