sabato 3 luglio 2021

Il ministero degli Affari Smarriti – o la Cina alla Farnesina

Gli Emirati dopo la Libia, l’Italia colleziona abbandoni e rifiuti di Paesi che pure molto se ne attendevano, molto avendo anche investito in Italia. Non esistono casi del genere negli affari internazionali. Alleati e clienti si possono pure perdere, ma perché hanno trovato di meglio altrove, non per incuria o incapacità dei beneficiari. La politica estera dell’avvocato di Volturara Appula e del suo ministro degli Esteri Di Maio, il bibitaro dello stadio Maradona, può vantare ora questa primizia.
Era la Farnesina per molti anni il ministero più efficiente, dopo il Tesoro. È bastato poco per schierarla sulla traccia grillina, fatta di trovatine (le quota rosa, i viaggi del ministro, uno al giorno, i convegni e le conferenze, da remoto, i costosi riscatti dei cooperanti), per portarla al ridicolo. Nomine presuntuose. Per esempio in Libia, dove invece, aprendo per prima l’ambasciata dopo la guerra franco-americana, l’Italia era riuscita in breve a riconquistarsi una posizione preminente: sapeva gestire i clan, compresi quella della Cirenaica, e invece ha aperto le porte a Putin e Erdogan. Gli Stati Uniti, che il dossier Libia avevano confidato a Roma, sono molto scontenti di questa gestione, e lo dicono.
Il succubismo alla Cina sembra perfino inverosimile – la nuova Farnesina di Conte e Di Maio deve avere pensato i cinesi appena scesi dall’albero.
La mano è diventata incredibilmente torpida, incerta, pusillanime, nel variegato mondo arabo, nel quale invece per tradizione la Farnesina ha saputo sempre navigare: l’Egitto oltre la Libia, e perfino l’Iraq, per non dire del Libano al tempo di Spadolini, ora semplicemente trascurato.
Gli Emirati compravano tutto in Italia, dalla passata di pomodoro agli aerei. Sono arrivati perfino a investire in uno dei tanti risanamenti dell’Alitalia. A gennaio Di Maio e Conte hanno deciso che erano indegni di comprare armi in Italia, armi che tutti possono comprare, e Abu Dhabi ha chiuso con l’Italia. Ha aspettato che gli ultimi militari italiani in Afghanistan facessero ritorno, poiché l’emirato ha fatto da base logistica per la guerra italiana in quel apese, e ha chiuso tutto.
Perché la Farnesina ha deciso che Abu Dhabi non poteva comprare armi in Italia? Ufficialmente perché c’è un embargo sulle armi a chi guerreggia dall’esterno nello Yemen. Di fatto perché glielo ha chiesto la Cina, per conto dell’Iran. Lo sanno tutti.
Abu Dhabi non partecipa in alcun modo da un paio d’anni alla guerra civile nello Yemen – che è condotta (finanziata, armata) dall’Iran. La Farnesina non lo sapeva? Certo, che lo sapeva, lo sanno tutti. E allora? Bisognava fare un favore all’Iram degli ayatollah. Regime non amichevole con l’Italia ma nella manica della Cina.
Usava dire che l’Italia era la longa manus degli Stati Uniti, ora lo è della Cina da almeno un anno. A perdere.  
Da qualche giorno la politica estera è stata anch’essa accentrata da Draghi a palazzo Chigi, dopo l’incontro con Biden e le visite a Roma del segretario di Stato americano Blinken. Ma molti danni sono stati fatti. E non sarà facile ricostruire la Farnesina, rifare tutte la caselle dirigenziali. I grillini potranno non durare come movimento politico, ma hanno scoperto e occupato molti posti.

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