domenica 18 luglio 2021

Il piccolo chimico Sacks - e Levi che non c'è

“Sono cresciuto nella zona nord-occidentale di Londra, prima della seconda guerra mondiale, in un’enorme casa edoardiana”. Da genitori entrambi medici. Che in ambulatorio, in casa, e in altri ambienti tenevano disordinati flaconi di medicine, ”la bilancia per pesare le polveri, i portaprovette e la vetreria, la lampada a spirito” e “farmaci, lozioni, elisir – sembrava una vecchia farmacia”, eccetera, il microscopio, i reagenti. Insomma, Oliver Sacks ha avuto un’infanzia “chimica”. E in questo primo volume delle memorie la ricostruisce.
Dettagliato, non appassionante. Sacks sa raccontare i casi degli altri meglio dei suoi: è sempre scrittore gradevole, “veloce”, ma alla fine di queste memore non resta molto. Se non lo stupore per l’assenza, in questo racconto del 2001, di una “infanzia chimica”, del minimo riferimento a Primo Levi. Che per primo aveva saputo far parlare gli elementi, nel “Il sistema periodico” - il “Carbonio” meglio del tungsteno, ben più curioso. In una raccolta piaciuta anche in America, dove l’inglese Sacks ha vissuto e lavorato una vita. Stupisce anche per essere Levi, ebreo come Sacks, forte nella memoria ebraica.
In effetti, questa prima biografia è molto, solo, autocentrata. E celebrativa. Lo psichiatra Sacks dirà solo in punto di morte nel 2015, nell’ultimo volume di memorie, di essere omosessuale. Una “confessione” peraltro da succès de scandale, per rinsaldare la fama, da ottimo scrittore di bestseller – questo, il minore dei suoi successi, ha in italiano già otto edizioni o ristampe.
L’autobiografia dello scienziato è insidiosa. O forse solo rivelatrice: questa del professor Sacks come di miglior scrittore che ricercatore.
Oliver Sacks, Zio tungsteno, Adelphi, pp. 317 € 15

Nessun commento:

Posta un commento