mercoledì 28 luglio 2021

In Afghanistan perché - a caro prezzo

Si è conclusa a giugno dopo quasi vent’anni la missione militare italiana in Afghanistan. Avviata il 30 ottobre 2001, chiusa il 29 giugno – ma già l’8 giugno a Herat, sede operativa della base italiana, si era svolto l’ammainabandiera.
L’Italia ha partecipato all’operazione americana “Enduring Freedom” (invasione dell’Afghanistan quale santuario dell’organizzazione terroristica Al Qaeda) dal 18 novembre 2001 al 3 dicembre 2006, con compiti di sorveglianza del territorio liberato di Herat. Partecipando quindi alla missione Isaf, International Security Assistance Force, per la sicurezza nell’area della capitale Kabul, fino al 31 dicembre 2014. E successivamente al programma Resolute Support Mission per la formazione delle forze di sicurezza afghane.
Inizialmente motivata dal contrasto all’organizzazione terroristica Al Qaeda, la missione non ha trovato poi ragione d’essere in Afghanistan. Il presidente Biden l’ha dichiarata fallita, chiudendo le operazioni -  dopo i primi passi verso il disimpegno militare di Trump, dall’Afghanistan come dall’Iraq, la Siria e il Medio Oriente nel complesso: il Paese torna ai talebani, che sono quello che erano - hanno torturato e ucciso a freddo il giornalista indiano Siddiqi per dimostrarlo.
La spedizione italiana in Afghanistan ha coinvolto 50 mila militari complessivamente, uomini e donne. Ha avuto 53 vittime e 723 feriti. Con un costo finanziario di sette miliardi – 7.163.850.237

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