In Afghanistan perché - a caro prezzo
Si è conclusa a giugno dopo quasi vent’anni la missione
militare italiana in Afghanistan. Avviata il 30 ottobre 2001, chiusa il 29
giugno – ma già l’8 giugno a Herat, sede operativa della base italiana, si era
svolto l’ammainabandiera.
L’Italia ha partecipato all’operazione americana “Enduring
Freedom” (invasione dell’Afghanistan quale santuario dell’organizzazione
terroristica Al Qaeda) dal 18 novembre 2001 al 3 dicembre 2006, con compiti di
sorveglianza del territorio liberato di Herat. Partecipando quindi alla
missione Isaf, International Security Assistance Force, per la sicurezza nell’area
della capitale Kabul, fino al 31 dicembre 2014. E successivamente al programma
Resolute Support Mission per la formazione delle forze di sicurezza afghane.
Inizialmente motivata dal contrasto all’organizzazione
terroristica Al Qaeda, la missione non ha trovato poi ragione d’essere in Afghanistan.
Il presidente Biden l’ha dichiarata fallita, chiudendo le operazioni - dopo i
primi passi verso il disimpegno militare di Trump, dall’Afghanistan come dall’Iraq,
la Siria e il Medio Oriente nel complesso: il Paese torna ai talebani, che sono quello che erano - hanno torturato e ucciso a freddo il giornalista indiano Siddiqi per dimostrarlo.
La spedizione italiana in Afghanistan ha coinvolto
50 mila militari complessivamente, uomini e donne. Ha avuto 53 vittime e 723
feriti. Con un costo finanziario di sette miliardi – 7.163.850.237
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