domenica 11 luglio 2021
La scoperta dell’Africa
“Sono stato molte volte in Africa”, dice Lino Banfi festeggiato per i suoi 85 anni, con l’Unicef: “Un giorno ho visto dei bambini angolani, sotto un temporale, che coprivano dalla pioggia non la testa ma un braccio. Era il braccio che teneva i quaderni”. La voglia di apprendere in Africa si può testimoniare. Delle donne etiopi che la sera, rassettate, correvano veloci nel 1974 alla scuola serale, il programma di alfabetizzazione voluto da Menghistù, il dittatore “comunista” che aveva deposto Hailé Selassiè – che si era lasciato deporre. Dei bambini cinque anni prima nel Kenya di Tom Mboya, sindacalista e pedagogo, quando il paese si studiava, nientemeno, di diventare di turismo di massa, di rendere accessibili i suoi parchi naturali agli europei, di migliorare l’igiene e abbassare i prezzi del trasbordo aereo, che andavano disciplinati, con le divisine colorate ancora all’inglese, alla scuola anche lontana nel bush qualche chilometro. O in Costa d’Avorio nel 1984, in classi disciplinate di 40-50 bambini, “alla francese”, un paese da oltre trent’anni ora distrutto dalle guerre civili, che il padre della patria Houphouët-Boigny aveva dotato di strade e scuole, e si poneva all’avanguardia della globalizzazione chiedendo plusvalore aggiunto locale per le produzioni di cacao e caffè.
Haiti, lo Stato africano dei Caraibi indipendente da oltre due secoli ormai e mai in pace, ogni anno anzi più povero e scompaginato, sembra testimoniare un’incapacità di governo si direbbe etnica, per la forza del tribalismo. Ma non è l’Africa. Che ognuno peraltro può vedere nelle migliaia di migranti, anche ragazzi, anche donne sole, che tentano la fortuna fuori, con decisione, anche a rischio della vita, oltre che nella determinazione degli scolaretti.
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