L’amore è rappresentazione
L’amore
è una proiezione. Un’immagine – come di ogni altra persona, che si tema, o si
ammiri, o semplicemente si conosca. Che, beninteso, “deve esistere ed essere
conosciuta prima di venire amata”, ma nell’amore no: l’amore “crea il proprio
oggetto come un’immagine assolutamente originale”. Ridetto: “Allo stesso titolo
a cui l’altro è «la mia rappresentazione», allo stesso titolo egli è «il mio amore»”.
Avviene
in amore come nella religione: “Il Dio che viene amato, proprio in virtù di ciò è diverso da come sarebbe se
tutte le altre proprietà a lui attribuite e costituenti il suo essere in sé
rimanessero identiche, e tuttavia egli non fosse amato”. Avviene anche con se
stessi: “Io stesso, in quanto amo, sono diverso da quello che ero prima”. Senza
superfetazioni: “Il collegamento, spinto fino all’unione, fra amore e morale è
tanto secondario e fragile quanto quello di religione e morale”.
Si
direbbe un’anticipazione del papa Francesco, dell’esortazione apostolica “Amoris
laetitia”. Del resto, san Francesco è in Simmel “natura erotica” – “non un’astrazione,
bensì natura”. Per “natura erotica” intendendosi un impulso che “si è
emancipato nel modo più completo dal fine della generazione”, dal rapporto
sessuale – “nella natura erotica l’amore è fine a se stesso: per esso non è
decisivo che serva alla riproduzione. Né che serva al piacere”.
Si
parla naturalmente dell’innamoramento. Amore è molte cose, nota cauto lo stesso
Simmel: di Dio, di patria, del prossimo, dell’amico, umanitario – e “oltre a
ciò si parla a buon diritto di amore per cose inanimate, non soltanto per ideali
o stili di vita, ma anche per paesaggi, oggetti d’uso e opere d’arte”.
Nulla
di eccezionale. Gli interlocutori di Simmel, che lamenta “la disattenzione
della filosofia per il problema erotico”, sono Schleiermacher e Schopenhauer, che non se
ne intendevano – anche loro non erano interessati. Il ragionamento è perfino pleonastico:
ogni cognizione o passione introduce una perturbazione nell’ordine delle cose. E
contestabile a prima lettura. Nella “natura erotica”, di un amore che non “serva
al piacere”: dipende dalla “natura” del piacere - san Francesco certamente
godeva, come del resto Dio amato. O nella sensualità: “La sensualità è in sé il
generale, e in quanto tale l’autentico opposto dell’amore”. Il “generale”, cioè
l’indifferente. Aperto a ogni possibile incontro. Simmel lo esemplifica in don
Giovanni. Che però non è un sensuale ma un loico – perfino in Da Ponte.
Georg
Simmel, Frammento postumo sull’amore,
Mimesis, pp. 47 € 3,90
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