Letture - 463
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Amori – I poeti lo
fanno strano? Montale, il poeta di Dora Markus, Liuba che parte, “Clizia” (Irma Brandeis),
Esterina, Arletta, ci provava con tutte, assicura Rosellina Archinto a
Scorranese sul
“Corriere
della sera”: “Si innamorava un giorno sì e uno no”. Quando, aggiunge, “ho
cominciato a pubblicare
le sue lettere mi sono cadute le braccia: gli piacevano tutte”.
Savinio,
attesta ancora Archinto, che ne ha avuto in mano l’epistolario specifico, “l’epistolario
più bello”,
che però la figlia di Savinio, Angelica, assolutamente non volle si
pubblicasse, ebbe una relazione
segreta “con una signora di Trieste”: "Niente di sconcio, lui prendeva il treno da Roma, lei
dalla sua città e si incontravano alla Stazione di Milano. Si sedevano su una
panchina e parlavano.
Così per anni, una volta al mese”.
Dante – È Proust. Cioè, Proust è
Dante. Piperno rilancia su “La Lettura” del 4 luglio il parallelo che, “con
l’imbarazzo del filologo e l’audacia del letterato di grido”, Gianfranco Continì
aveva proposto fra la “Commedia” e la “Ricerca”. Per via del narratore che è
l’autore.
Piperno
aggiunge: è per la presenza nella “Commedia” e nella “Ricerca” del Sapiente,
“l’incrocio tta il filosofo e il moralista”, in quanto “fonti inesauribili di
saggezza introspettiva”. E allora Dante e Proust sono “in questo almeno assimilabili
a Shakespeare”. E la triade è conchiusa.
Proust
non ci avrebbe mai pensato. A Dante, Ma nemmeno a Shakespeare – lui andava in
superficie. Amava le chiese, ma da esteta.
Non
sarà a rischio proscrizione per delitto di genere? Neri Marcoré ha contato per
un suo spettacolo i personaggi della “Divina Commedia” per genere, e ha trovato
poche donne: “Le donne nella ‘Commedia’ sono 42, contro circa 500 uomini”.
La
“Commedia” in volgare, perché no? Cioè in un dialetto di oggi. L’operazione sarebbe
stata già del Seicento, con una riscrittura in siciliano, scrive Maurizio Porro su “La Lettura” dell’11
luglio: “Seguita da molte altre, una calabrese. l’intero ‘Paradiso’, due
veneziane e tre napoletane del Settecento in versi”., Nell’Ottocento “una meneghina,
oltre al Porta, e in friulano e in bolognese”. Di Carlo Porta ventisettenne si
recupera ora “L’Inferno di Dante riscritto
in milanese”.
È
l’intellettuale per eccellenza, il primo e il più “completo” – equilibrato, coerente.
Nella “Commedia” oltre che nei trattati. Onnivoro: curioso e versato su ogni
aspetto, linguistica, metrica, poetica, storia, filosofia, teologia, geografia,
storia della letteratura, e anche, pare, matematica e fisica. Capace anche, non
superficiale, anzi il più attento e approfondito: sa tutto quello che si può
sapere, e sa anche “criticarlo”, valutarlo. Con la stessa certezza dell’intellettuale.
Che si vuole guida del popolo – dei perplessi e degli incerti.
Capossela
porta in giro una “Bestiale Commedia” come “concerto dantesco”. Per una “compagnia”,
dice, che lo ha sempre accompagnato, dacché ha ricordi. Anche se, inzialmente,
“per miti interposti”. Il suo primo mito è stato “il dannato, il bohémien, il
distillatore di bellezza Amedeo Modigliani”, e “Modigliani sgranava come un
rosario ebbro i versi di Dante a memoria”. Lo stesso ha provato Capossela,
ricavandone “la più sublime forma di preghiera umanistica”: “Una esperienza di
spiritualità, che nella ripetizione conduce a una specie di trance”.
.
Europa – Rumiz, dopo
averla ridotta a terra del tramonto (v. “Letture”, n. 462), così se la fa spiegare,
nello stesso “È Oriente”, 65, da Václav Havel, il drammaturgo, ex presidente della
Repubblica
Ceca: “Questo è il luogo dove le identità si addensano, e non hanno alternativa
fra la
guerra e la coabitazione, fra l’autodistruggersi e l’essere spazio di unitario
di spirito e di civiltà.
L’Europa
è un arcipelago, con le diversità interrelate al punto che l’assenza di una sola di esse
provocherebbe un crollo globale”. Lui che da presidente ha subito la divisione
della Cecoslovacchia.
E ancora – più di tutto: “Uno stomaco capace di digerire popoli e culture,
senza farne
mai un meticciato informe”.
Hamsun – Un umorista, secondo Thomas Mann.
Conversando a Parigi (“Resoconto parigino”, 39) con la padrona di casa a un
pranzo in suo onore, una signora norvegese, Mann ricorda una massima di Goethe che si appuntò
da giovane tanto gli era sembrata peculiare, che a proposito di “un artista
italiano” ha scritto in “Poesia e verità”: “Un umorista, quindi non un uomo di
prim’ordine”. Per poi dire Hamsun un umorista : “Knut Hamsun, il maggiore
scrittore vivente, è stato un umorista lungo tutta la sua carriera, da ‘Fame’ sino
a ‘L’ultimo capitolo’”.
Montanelli - Giancarlo Mazzuca celebra, col fratello Alberto,
Montanelli, presentando il loro libro sui quotidiani del gruppo QN con
l’aneddotica su Churchill – “Churchill mi disse, Churchill mi ha confidato,
etc.”. Cioè il lato montanelliano di Montanelli, insopportabile - quello dei “ritratti”,
del verosimile non vero, e sempre Indrocentrico.
Pacifismo massonico – Thomas Mann ha a Parigi (“Resoconto parigino”,
118), all’improvviso, dopo una conversazione con Koudenhove, che ammira, “il
pacifismo massonico dei congressi”. Le assise pacifiste internazionali che precedettero
la Grande Guerra, ad Amsterdam e altrove. Senza dichiararsi: “Il pacifismo massonico dei Congressi (qui il
traduttore doveva lasciare la maiuscola, n.d.r.) non può più essere considerato
depositario della Verità”.
Pannonia – Paolo Rumiz va alla ricerca, nei testi
raccolti in “È Oriente”, della Pannonia. Testi di geografie politiche
inestricabili, commistioni di lingue e linguaggi, diversità anche radicali
entro gruppi piccoli e minimi, geografie sociopolitiche e anche culturali
fratte, intricate, spesso ostili. Reduce dallo choc Jugoslavia, degli odi di
ogni tipo, etnici per lo più, ma anche religiosi, politici, sociali, Rumiz ne trova
quello fondamentale tra montanari e gente di pianura. E sembra cercare come
Pannonia un’entità unificante, dopo tanto frazionismo, cruento, micidiale-cruento.
Riportando il nome alla radice indoeuropea “pen”, palude, acquitrino.
Applicabile allora alle vaste zone paludose attorno al Danubio e alla Sava.
È termine latino, che piace ricondurre allo slavo pan¸ uomo: un luogo delle genti. Di tribù indistinte: di poco conto
e mescolate inestricabilmente.
Russia – “Dì, ricordi
la Russia”, si dice Nina Berberova tornando in patria dopo sessant’anni, “sulle
rive dei suoi otto mari\ accerchiata da pesanti navi?”. Lo Stato continentale
più grande del mondo, di gran lunga, si sente accerchiato. È questa, si può
dire, la verità politica della Russia – di ogni Russia, zarista, sovietica,
putiniana.
Vagabondaggio - A lungo appaiato con l’ambientalismo, con la “natura”. Gli scrittori della natura, Jack London, Knut
Hamsum praticano e lodano il vagabondaggio. Ancora di rito dopo la guerra,
p.es. con Kerouac. Rifacendosi, direttamente e non, a Thoreau e Whitman. Che però
praticavano un vagabondaggio organizzato, programmato. .
Rumiz ne fa la condizione dello scrivere, della
scrittura. Partendo per una delle sue randonnées
nella (sua) mitica Pannonia, nei testi accolti in “È Oriente”, si pone il
quesito: “Mi chiedo se il narrare non nasca dall’andare”.
La cosa si potrebbe pensare anche in forma stanziale.
Sagari non è il solo, tra gli scrittori di avventure, a non essere mai uscito
dalla sua città. Però ci vuole un atlante, anche fantastico.
letterautore@antiit.eu
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