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Ombre - 568
A
prima vista il “Conte siamo noi” dei grandi giornali sorprende, il “pilone”
della legislatura se fosse una partita di rugby, se non un Supereroe in tuta:
chi è Conte? Un avvocato, non dei primi, scelto a tenere assieme – in
ballottaggio con Cottarelli, il socio dell’Inter... – grillini e leghisti
all’indomani del voto del 2018 proprio perché incolore, che ora si vuole
capo di un partito del 15, del 17, del 20 per cento, ben più del professor
Monti. Un partito? Con quali voti? Non si capisce.
No,
Conte è probabilmente un falso scopo: un levantino, il democristiano in petto che sempre si agogna riprenda direttamente le redini.
Leggendo
delle imprese (“rivelazioni”) dell’avvocato Amara e vedendolo infine in foto, è
uno che si diverte. Un mucchio. Con chi capita, l’Eni, l’Ilva, e soprattutto
con i giudici. Con i Procuratori della Repubblica. Ai quali apre inchieste a
sensazione, da prima pagina, da talk-show. Ma senza esito. E quindi non si
capisce: come mai è nella manica sempre di qualche Grande Procuratore? Sono
schieramenti di loggia?
I Procuratori
si divertono? Bene. Ma perché non in aspettativa, non pagata – le prime pagine
non mancherebbero ugualmente?
E perché
utilizzano le forze dell’ordine, ora anche le guardie carcerarie, e le mense
carcerarie?
L’industriale
dei giocattoli Preziosi, che fabbrica in Cina il 95 per cento della sua merce, si scopre sotto ricatto delle compagnie di trasporto marittimo, anch’esse cinesi,
che bloccano i 5.500 container della produzione per la prossima stagione
natalizia, chiedendo un aumento dei noli da 10 a “oltre” 60 milioni.
La
Cina comincia a costare, non è più il laboratorio cheap dei consumi di massa.
Ma
non è tutto, constata Preziosi sul “Corriere della sera”: “Abbiamo abdicato
alla supremazia della Cina, fornendole i frutti della nostra ricerca, del design,
del saper fare tecnologico”.
La
globalizzazione non è un gioco a somma zero – si è guadagnato e ora si perde.
Con i noli, ma più con la concorrenza: dai giocattoli alla ceramica, alle automobili,
e agli strumenti di precisione, non c’è cosa che la Cina non sappia fare, anche
di qualità. Il “mercato” (gli affari) è imprevidente.
“Kim
«emaciato» spezza il cuore dei cittadini”. Come se i cittadini di Kim (Jong Un, il dittatore dinastico rosso della Corea del Nord) potessero avere un cuore.
Cinismo?
Ignoranza? Sprovvedutezza? No, la politica in Italia è quella della “Pravda”,
nel migliore dei casi.
Ma
poi ci pensa Kim, il giorno dopo, a profittare della malattia per silurare
tutti i capataz di regime che gli facevano ombra: non hanno affrontato bene la
pandemia. Anche questo senza commento: per il (residuo?) sovietismo è il capo
che decide.
Chi
sono gli svizzeri più ricchi, nella lista Bloomberg? Gli italiani Bertarelli (ex
Serono) e l’armatore Aponte (Msc). Quanto fa la residenza fiscale.
Fa
paura e simpatia il sociologo De Masi che si impanca a paciere fra Grillo e
Conte: un sociologo che non capisce la politica? Ma De Masi è – è stato –
ottimo sociologo politico. E dunque lo fa per gioco. Per un’ora, una mezz’ora
di talk-show, un’intervistina volante, un fondino, magari di riprovazione, come
questo? Siamo ridotti a tanto: un sociologo deve fare lo stupido per dire la
sua.
Rave parties, discoteche, all’aperto certo, stadi,
il virus non ha insegnato niente: si riprendono i contagi in allegria. Come
un’estate fa, negli stessi luoghi, dalle Baleari alla pianura Padana. E chi se
ne frega, i giovani non muoiono, e i vecchi non contano. O alla partita, come Atalanta-Valencia, ottomila contagiati e migliaia di morti, nella sola Bergamo. Più che per
l’ecatombe, non nuova, questa peste del Duemila si potrà utilizzare (ricordare)
come mutamento antropologico – che è poi un ritorno all’antico, almeno a stare
al famoso “riso sardonico”, che accompagnava, dice Propp, l’eliminazione dei
vecchi.
Imbarazzante
quadro di Gabanelli e Ravizza della sanità lombarda. Sul “Corriere della sera”, giornale di proprietà, a lungo esclusiva,
della stessa “sanità lombarda” – il gruppo Rotelli. Per non dire l’evidenza:
che il privato fa l’“eccellenza”, cioè il superfluo, e il pubblico il
necessario, per esempio il covid. Il privato in convenzione, cioè pagato dal
Tesoro, cioè dalle tasse, fa solo quello dove guadagna. Un’impresa anomala, a
utile convenzionato, cioè garantito.
Il
giudice Gamacchio, quello che spendeva a credito nella Milano del Quadrilatero – la più ricca d’Europa - senza
mai saldare il conto, ha stabilito un nuovo record, prima di mettersi in
pensione: ha scritto una sentenza sette anni dopo averla pronunciata. Si
direbbe un goliarda. Ma è stato giudice al Tribunale di Milano, per
quarant’anni.
Sulla
sentenza depositata dal giudice Gamacchio, di assoluzione, la Procura Generale
di Milano fa ricorso. Dopo sette anni. Dopo che gli imputati sono stati assolti
in tutti i gradi dei due processi – il primo , arrivato in Cassazione, era
stato cassato per motivi procedurali. Goliardi anche i giudici, sessantenni,
della Procura Generale? Non c’è più un reato di lite temeraria?
Il
Nobel per la pace Abiy, l’etiope che si annette il Tigré con stupri e fosse
comuni, è
più di un errore del premio svedese: è il modo di essere dell’Africa, dove solo
la violenza conta.
È anche un errore
europeo, quello di estendere i sensi di colpa per il colonialismo fino a
innocentare l’Africa,
del Nord e del Sud del Sahara.
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