Philip Marlowe vecchio e triste
“Triste, solitario y final” è Philip
Marlowe, quello “con la e finale”, il detective mito dei gialli di Chandler. Avanti
con gli anni. E più in bassa fortuna che mai, a gara in derelizione, sporcizia compresa,
col gatto con cui si tiene compagnia. Soriano, argentino biondo e grasso, doppiamente
spaesato quindi a Hollywood, lo coinvolge nella ricerca della memora di Stan
Laurel, “Stanlio”, per il motivo che “Stanlio” prima di morire si è affidato a lui
per sapere perché non lavorava più nel cinema.
Un cult degli anni Settanta presto malinconico. I due fanno a pezzi mezza
Hollywood, specie quella che gli è antipatica, di John Wayne e di Charlie
Chaplin, ricalcando un po’ il western un po’ il catastrofico, con inseguimenti,
pestaggi, pistole, mitra, rapimenti (di Chalie Chaplin agli Oscar). Una comica alla Stanlio (Marlowe) e Ollio (Soriano), ma non si
ride. Si direbbe
Marlowe vittima di Soriano, “il sudamericano biondo”. Oppure Soriano vendicatore, più
che angelo salvatore, dei miti di Hollywood.
Un pasticcio scombinato.
Una curiosa appendice di
“assonanze”, una decina di pagine di Chandler sul suo Marlowe, fa la differenza.
Osvaldo Soriano, Triste, solitario y final. Einaudi, pp.
165 € 9,50
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