Roma nel 1940 sembra oggi, malinconica
Brevi
ritratti di “personaggi” e situazioni romane, del 1940-42, attorno a via Veneto
e a Cinecittà, oppure no, che sembrano degli anni 1950-1960, e ancora oggi si ritrovano.
Forse non con frequenza, ma ugualmente caratterizzati: il “bel ragazzo”, la “serata
d’arte nella taverna in finto stile antico”, le amiche che l’autista scarica
all’osteria popolare, per i “fagioli con le cotiche”, la “signora ironica”, “le
acque”, la “domenica al mare”, col trenino, da Piramide, i “cinematografari”, i
“forti industriali dello schermo”, le signore dei Parioli che si preparano a prendere il mezzo pubblico. Nel negozio di barbiere, con manicure,
entra anche “il figlio del re di Spagna,”, Juan Carlos, “bel ragazzo”.
Sarà
l’attrattiva di questo scrittore, catanese trapiantato a Roma, un tempo molto amato
anche dai critici, Cecchi, Montale, Bo, Gigli, poi del tutto dimenticato, che
ora si ripropone (l’editrice La Nave di Teseo ne ha ristampato “Tutte le
opere”). Di una città che non cambia, in quasi un secolo ormai – “poche cose
sono più malinconiche”, si può concordare con lo scrittore. Senza contare che
nel 1940 la città si poteva presumere addormentata, narcotizzata da Mussolini,
mentre oggi rema – naviga, rema poco - nel Duemila.
Ercole
Patti, Quartieri alti
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