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Secondi pensieri - 454
zeulig
Amore e odio – Una falsa ambivalenza, o
correlazione. L’amore può finire in odio ma non sono due opposti, di segno e di
pregnanza. Alcuni effetti esteriori ripetono in contrario quelli dell’altro, ma
non c’è equivalenza. Felicità (amore) e sofferenza (odio) non sono opposti
logici – dell’amore è il disamore, l’indifferenza. Né c’è un passaggio diretto
all’uno all’altro, se non dopo e attraverso eventi o collegamenti secondari a largo
spettro (la gelosia, il tradimento, la malattia, l’errore anche, le difficoltà materiali, le ambizioni…)
Assoluto – Si dice dell’amore quando ha
un solo ed unico oggetto ed esclude qualsiasi sostituibilità o cambiamento-mutamento.
Che però è l’opposto dell’amore. Che è individuale, singolare, ma non nel senso
dell’assolutezza, bensì in quello della comprensività. È un’apertura, che però se
assoluto si traduce in chiusura.
Assoluto si può intendere
nel senso di totale, eterno - con i limiti di spazio e di tempo in cui i due “assoluti”
incorrono mondanamente. Ma ad excludendum
comporta una contraddizione.
Erotismo – È naturale, fisico, fisiologico.
Anche nella semplice dilettazione, stimolazione mentale.
Si può
disincarnare nell’esperienza mistica, dell’amore di Dio? È discutibile.
Eticismo – C’è stata la morale
dappertutto, nella religione, nello Stato, nell’amore, e c’è ancora, ma debole –
il suo indebolimento è l’origine del pensiero debole, non l’esistenzialismo. Un
indebolimento che è quasi una mancanza: non c’è una dottrina dei fini, non più.
Per l’indebolimento della ragione kantiana, per la quale “l’uomo è soggetto a
leggi morali”., e così pure l’universo. Che invece non lo è – non sappiamo, ma
tutto dice che non lo è (non c’è teleologia apparente, e neppure indiziaria,
una qualsiasi ragione d’essere).
Europa – “Europa vuol dire Terra del
tramonto”, Paolo Rumiz, “È Oriente”: “Lo dice persino l’etimologia, l’accadico Erebu, che vuol dire «calar del sole»”.
Un lapsus. No, Europa è Belvedere. Terra del tramonto è Occidente. Ma è Europa
Occidente? Indubbiamente sì, l’Europa è un codino attaccato alla massiccia
Asia. Ma non è tramonto. Dorme ma si sveglia. Si può dire con altra
similitudine stomaco forte, poiché ha digerito e trasformato invasioni
colossali, di tedeschi, slavi, unni, mongoli, arabi, turchi, americani, e ora
si confronta con i mobilissimi cinesi. Un bollitore a fuoco lento. Un macinino culturale,
di filosofia, letterature, diavoli (vino, moneta, scienza.. ..)
L’eurotramonto Rumiz se lo fa spiegare da Vaclav Havel, il drammaturgo, ex
presidente della Cecoslovacchia, che non poté evitarne la dissoluzione:
“Questo è il luogo dove le identità si addensano, e non hanno alternativa fra la guerra e la coabitazione, fra
l’autodistruggersi e l’essere spazio unitario di spirito e di civiltà. L’Europa è
un arcipelago, con le diversità interrelate al punto che
l’assenza di una sola di esse provocherebbe un crollo globale”. E ancora:
“Uno stomaco capace di digerire popoli e culture, senza farne mai
un meticciato informe. C’è una storia catastrofista, che sempre si ripropone –
in Europa come altrove, la storia tende a una
fine. Ma in Europa solo in ambito germanico, della
Germania che non è riuscita a fare tedesca l’Europa.
Panopticon – Non si evocano Fourier né
Bentham a proposito della società di oggi, della sorveglianza pervasiva, dell’accumulo
di dati personali anche minimi, del controllo attraverso la videosorveglianza,
i cellulari, la navigazione online, i social, del social siamo bene il panopticon,
universale e pervasivo, di un società bene esposta, autoesposta. Ma un panopticon
mostruoso, in cui si esibiscono le viscere, i gangli, i cervelli, ancorché non
puteolenti, Un dentro fuori. Del vuoto dentro. Per una società “liquida”,
informe.
In un senso è un
mercato. Un’estensione del mercato: vendersi reciprocamente le personalità di
ognuno. Ma molteplici sono i sistemi di controllo, e si presentano necessari e
democratici, protettori (estensori) dell’individualità. Con regole che si propongono
e sono accettate come tali. Perfino della parola, con le forme di censura
inappellabile che si copre sotto la denominazione “politicamente corretto”.
Politicamente corretto – Reintroduce la
censura. L’età del politicamente corretto sarà di una (finta) modestia, effetto
di una forte prevaricazione: Di una censura letale, essendo la difesa
impossibile – la condanna è a priori, basta pronunciare l’accusa.
È un grimaldello.
Anche contro la decenza, virtù che ripete – pretendendo di riscoprirla,
resuscitarle - e di cui si fa scudo. Si pubblicano in America, in Francia, a
distanza di trent’anni, memorie di accuse a carico di questo o quel
personaggio, che avrebbe abusato dell’autore, in genere un’autrice, quando lei
era vergine e bella, anche se non più minorenne – in questo caso subentrerebbe
il diritto penale, di cui il politicamente corretto invece accurato si priva.
Memorie anche per conto, di un fratello, o sorella: molti sono che si rifanno
sulle pene di congiunti.
Si fanno su queste
pubblicazioni processi sui media, senza difesa
possibile E condanne a morte – benché figurative: cancellazioni.
Perché trent’anni,
una sorta di prescrizione? O è l’età di chi specula sul pc. O è un’età in cui
il trasgressore sotto accusa è generalmente
morto – il trasgressore sessuale è normalmente uno – è sempre un uomo – in età.
È uno dei casi di dittatura
delle minoranze. Che hanno ragione per il principio democratico. Ma quando lo
fissano (regolano, limitano) cancellano il dissenso, il motorino di avviamento
della democrazia.
Paul Valéry non
amava molto la democrazia, cioè la temeva (nei decenni tra le due guerre, i
decenni delle dittature, le temeva, ne intravedeva l’animo totalitario), ma
diffidava della democrazia. Per esempio per questo motivo: “Sono vicino a
concludere che la libertà politica è il mezzo più sicuro per rendere schiavi
gli uomini, giacché, dato che si suppone che queste costrizioni emanino dalla
volontà di tutti, non è possibile dire di no”.
Questa è oggi la
posizione politica dei repubblicani americani. Che fiancheggia il sofisma, ma è
il fondo anarchico del liberalismo, della dottrina della-e libertà.
Storia – Si penserebbe eterna, come meccanismo, e invece tende a una
fine – è teleologica, tende a un fine, ma anche a una fine: è catastrofista.
zeulig@antiit.eu
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