Cnr, centro-non-ricerca
Si avvicina, dopo la calura d’agosto, il momento della
verità per il Cnr. Che sta per Consiglio Nazionale delle Ricerche ma è un
burosauro che sta svenando la ricerca. Quel poco o molto che i ricercatori
riescono a racimolare, concorrendo a tutti i bandi di finanziamento, italiani,
europei, internazionali, il Cnr assorbe per il suo funzionamento. Non un Centro
che finanzia la ricerca ma la ricerca che finanzia un Centro. A questo punto
nemmeno inutile: dannoso. In molti dipartimenti la scontentezza è palese.
Il bilancio che si conosce, quello dell’ex presidente
Inguscio, si chiude con 70 milioni di rosso. Dopo aver assorbito per il suo
funzionamento una parte cospicua dei fondi di ricerca procurati singolarmente dai
ricercatori e dagli Istituti associati. Un Centro-non-ricerca, è stato ribattezzato:
non coordina (non sa, non può, non è organizzato per questo), non comunica, non
gestisce. Una struttura burocratica a sé stante, che quando fa qualcosa lo fa
contro la ricerca.
Le cronache dei politici sotto l’ombrellone fanno largo
ai sorrisi della neo presidente del Cnr Carrozza. Che forse ha un buon ufficio
stampa, oppure non si rende conto della polveriera su cui sta seduta. La crisi
del Cnr si direbbe epocale: senza funzione, una vecchia struttura, ipertrofica,
una ventina le direzioni, a nessun utile, se non pagarsi gli stipendi.
Detto così, sembra impossibile che un Cnr esista.
Non può non esistere perché è un feudo (ex) Dc - che lo governa col sindacato,
la Cgil unita alla Cisl. Un carrozzone di (vecchi) democristiani. Lettiani, renziani,
berlusconiani, morattiani, inalterati e inalterabili. La ricerca, con l’energia,
è un feudo (ex) Dc, che non si tocca. E questo forse spiega l’allegria della
presidente Carrozza. Salutata al suo ingresso da una salve di dimissioni, dal direttore generale si direttori di settore. Una fuga di massa. Su cui non ha
fatto una piega: il potere è inalterabile, sta fuori del Cnr.
Carrozza è stata
responsabile Dem per la ricerca di Bersani, in quota ex Dc. Letla l’ha
fatta ministra plurima dell’Istruzione, dell’università e della ricerca. Draghi
l’ha nominata al vertice del Cnr da Draghi, in quota Pd e rosa. Dopo un anno e mezzo di proroga del
predecessore – per dire la centralità del Centro Ricerche.
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