Da Kabul a Taipei
Digerire Hong-Kong, senza nessuna reazione
dell’Occidente, non sulla legalità, i patti internazionali, e nemmeno sui
diritti umani. E riaprire il fronte Taiwan. È un fatto pubblico: il presidente
Xi punta su Taiwan, anche per distogliere da Hong Kong. Con dichiarazioni, e
con manovre militari, aeree e marittime. Il ritiro confuso, benché da tempo
previsto, dell’America da Kabul gli ha consentito di rilanciare la sua
quotidiana polemica con un argomento inoppugnabile: visto come l’America tratta
i suoi confederati?
Una
escalation? Non ora, un confronto militare èescluso, Pechino gode ancora tutti
i benefici della globalizzazione. Ma il confronto è inevitabile, sia
nell’ipotesi di un’America trumpiana, vogliosa di riprendersi le sue produzioni
e di ridurre il epso di Pechino nell’economia americana, sia nell’ipotesi di una
globalizzazione di lunga durata, della Cina fabbrica del mondo. Il prossimo
passo, scontato dalle cancellerie europee, dovrebbe essere la creazione a
Taiwan di un fronte “patriottico”, per l’unificazione.
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