Gogol in Sicilia
Un
divertimento della centenaria “Adorno”, ora scomparsa, da giovane debuttante, e
uno spasso per il lettore. Le straordinarie avventure del Prefetto, anche lui
“Adorno” , e della Prefettessa, per duecento dense pagine che non stancano di
stupire. L’immagine è sempre vivace, seppure di trivialità – il parco desinare,
come il toscano di “Adorno” scrittric.e direbbe, la “verduredda”, le correnti
d’aria, la vendemmia, la vendemmia, la vendemmia, nella piccola vigna al paese
sopra Aci Trezza, gli Adorno nonni della prima nipotina che non ne saltano un
sospiro, roba di questo genere, e un pizzico, una spolveratina, di democristiani e comunisti alla Guareschi.
Ne
viene fuori un ritratto d’epoca, siamo negli anni 1950, probabilmente immortale
– il piglio è senz’altro gogoliano. Com’era e lavorava una prefettura. Come
viveva una coppia siciliana in età, col loro unico figlio – il fidanzato poi
marito della Adorno scrittrice – con gli attendenti e la serva di casa. I
trasferimenti. Le grane politiche. E un uso del dialetto infine corporeo,
“siciliano”: vero cioè, dopo tanto Camilleri giocoso. Anche perché usato, come
dal vivo, nella borghesia delle professioni, e per interiezioni, là dove cioè è
significante.
La
scrittrice si chiama Adorno – e si chiamerà poi per tutta la sua carriera
letteraria – con nome presuntamente acquisito per matrimonio: perché ai suoceri, che asserisce ritratti dal vero, ha dato il
nome Adorno. Lei è Mila Curradi, pisana, morta a Roma il 12
luglio, con una lunga serie di narrative di successo, dopo questo “Ultima
provincia”, 1962, subito premio Alpi Apuane, sempre sotto lo pseudonimo
portafortuna.
Luisa
Adorno, L’ultima provincia, Sellerio, pp. 173 € 10
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