Nota
Camilleri curiosamente, quando commentava i fatti del giorno per “la
Repubblica-Palermo” (“La Sicilia secondo Camilleri”, 1997): “In Italia, secondo
l’Istat, si sono avuti 3.911 casi di suicidio, la causale amorosa occupa il
secondo posto con 340 persone e, di queste, 265 sono uomini e 75 donne” .
I
suicidi sono uomini. Dice l’Istat: “I dati sui suicidi che sono avvenuti sul
territorio nazionale negli ultimi anni mettono in evidenza che sono soprattutto
gli uomini a scegliere di porre fine alla propria vita, rispetto alle donne. In
Italia gli uomini rappresentano il 78 per cento delle morti per suicidio e
le donne il 22 per cento. Per effetto di una maggior riduzione nel
tempo dei suicidi femminili rispetto a quelli maschili, il rapporto
uomini/donne è costantemente aumentato dagli anni Ottanta ad oggi,
passando da 2,4 del 1985 a 4,6 del 2016”.
Una larga percentuale di suicidi sono per amore. Unendo i due dati, se i
suicidi per amore sono maschili, i femminicidi non sono da contemperare - con
questa passione suicida? Del matrimonio indissolubile non solo per il
sacramento?
Non
si tratta di un dato culturale, come si tende a rubricare l’amore possessivo
(latino, italiano, cattolico, “meridionale”), ma di genere. Comune in tutto il
mondo: la forbice maschi-femmine in fatto di sucidi è anch’essa di 4 a 1. E le motivazioni sono ovunque in
percentuali analoghe. In Italia semmai – altra smentita all‘opinione comune
sulla passionalità – il numero dei suicidi in rapporto alla popolazione è fra i
più bassi.
Le cause naturalmente sono le più
diverse: malattie, fallimenti, altri eventi drammatici. Ma tra questi il
fallimento di un rapporto d’amore è statisticamente il fattore preponderante.
Fa
ancora testo uno studio americano del 2014, “Why might men be more at risk of
suicide after a relationship breakdown?” (“American Journal of Men’s Health”,
27 agosto 2014), che elencava sei possibili cause. Oltre al senso maschile di
autosufficienza, al residuo patriarcale di controllo del matrimonio, e alla
ferita nell’onore, prospettava l’ipotesi che il matrimonio è un’esperienza più
costruttiva per l’uomo che per la donna, la difficoltà di compensare gli
scompensi nell’amicizia (la confidenza, lo sfogo), e la crescente importanza
dei figli, del sentimento paterno.
I suicidi sono uomini. Dice l’Istat: “I dati sui suicidi che sono avvenuti sul territorio nazionale negli ultimi anni mettono in evidenza che sono soprattutto gli uomini a scegliere di porre fine alla propria vita, rispetto alle donne. In Italia gli uomini rappresentano il 78 per cento delle morti per suicidio e le donne il 22 per cento. Per effetto di una maggior riduzione nel tempo dei suicidi femminili rispetto a quelli maschili, il rapporto uomini/donne è costantemente aumentato dagli anni Ottanta ad oggi, passando da 2,4 del 1985 a 4,6 del 2016”.
Le cause naturalmente sono le più diverse: malattie, fallimenti, altri eventi drammatici. Ma tra questi il fallimento di un rapporto d’amore è statisticamente il fattore preponderante.
Fa ancora testo uno studio americano del 2014, “Why might men be more at risk of suicide after a relationship breakdown?” (“American Journal of Men’s Health”, 27 agosto 2014), che elencava sei possibili cause. Oltre al senso maschile di autosufficienza, al residuo patriarcale di controllo del matrimonio, e alla ferita nell’onore, prospettava l’ipotesi che il matrimonio è un’esperienza più costruttiva per l’uomo che per la donna, la difficoltà di compensare gli scompensi nell’amicizia (la confidenza, lo sfogo), e la crescente importanza dei figli, del sentimento paterno.
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