Il (primo) racconto della Grande Fuga - da Parigi nel 1940
Un
omaggio a Sorrento nel racconto “La grande città”. Che potrebbe essere Napoli:
della vita che trova gusto e senso anche nel labirinto dell’abbandono, anonimo.
Una fantasia commossa in memoria del marito della scrittrice, premorto giovane,
il poeta Chodasevič, evocato anonimo in chiusa: “Tutto era fuso su quel
promontorio e aveva dato forma alla vita cui sto per prendere parte anch’io. Insieme
a te, che non sei con me ma che vivi nell’aria che respiro”.
Il
racconto del titolo, della vita nuova degli immigrati – le domeniche in
campagna infine pacificate. attorno a un bottiglia di vino fantasticando su Mozart
redivivo - spazzata via dalla guerra, dai bombardieri tedeschi a ondate su
Parigi, è il primo racconto apocalittico dell’apocalittico – affollato,
disordinato, incontrollabile – sfollamento di massa dei francesi nell’estate
del ’40. Prodromo delle grandi narrazioni che saranno qualche decennio dopo di
Céline, la trilogia del Nord, “Da un castello all’altro”, “Nord”, “Rigodon”.
Il
terzo racconto è “La scomparsa della biblioteca Turgenev”, la biblioteca russa
di Parigi. Berberova, specialista di Turgenev, e di povesti,
racconti lunghi, racconta con taglio cronachistico la spoliazione della
biblioteca a opera di un giovane tedesco bibliofilo, dapprima per essere entrato,
affascinante e ambiguo, nelle grazie del direttore russo, subito poi da tedesco
occupante. Al comando di un plotone armato di traslocatori, al di sopra del
trattato di amicizia russo-tedesco allora in vigore: Parigi è stata occupata il
14 giugno 1940, a settembre la biblioteca è già vuota.
La malinconia di una scrittrice esule
che pure si fece un programma di non piangersi addosso, di vivere lo sradicamento.
Nina
Berberova, La resurrezione di Mozart, Guanda, pp. 93 € 10
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