lunedì 9 agosto 2021

Imparare ad amare in prosa

Un’anticipazione di “How to start writing (and when to stop”), la raccolta di consigli agli scrittori che Szymborska dispensò per venti anni, dal 1960 al 1981, in forma anonima, ai lettori della rivista “Žycie literackie”, vita letteraria. Era un tempo in cui, dirà dopo, bisognava non distinguersi, appiattirsi. Ma siccome tutti vogliamo essere diversi, la poesia sembrava un percorso quasi obbligato – tutti poeti.
Pareri sorridenti, brevi e brevissimi, un esercizio di ironia intinta di disponibilità. “Sospiro di essere un poeta”, le scrive una signorina A.P. da Bialogard, “gemo di essere un editor”, risponde Szymborska. Insistente è il richiamo al “lato prosaico” – a Grazyna da Starachowice: “Lasciamo le ali da parte, e tentiamo di scrivere a piedi, lo faremo?”. Forse, si può anche “amare in prosa” – “gli spiriti sono belli e cari, ma perfino la poesia ha i suoi lati prosaici”: dopo l’ispirazione la correzione, il rifacimento, la cancellazione.
Più che recensioni dei testi ricevuti o letti, riflessioni. Occasionali, diradate nel tempo. Le due pubblicazioni sono un estratto del volume che New Directions annuncia per la ripresa, a inizio ottobre, che si annuncia smilzo, un centinaio di pagine. Con le illustrazioni tratte dai collages di cui Szymborska si dilettava. “Wit, Wisdom and Warmth”, con le tre “w” la raccolta viene presentata, spirito, saggezza e simpatia.
Un esercizio da maestrina, ma partecipato. A Puszka, da Radom: “Anche la noia dovrebbe essere descritta con piacere. Quante cose stanno succedendo un giorno in cui niente succede?”.
WisÌawa Szymborska, “No one thinks in esperanto”, The New York Review of Books”,  $ 1
How to (and How Not To) Write Poetry
, poetryfoundation.org, free online


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