La musica di destra, e quella di sinistra
L’Austria di destra non lo ha fatto
senatore, non poteva, Muti è italiano, ma gli ha dato la più alta decorazione
al merito. Abbado invece Napolitano lo aveva fatto senatore, da vecchio Pci
professo – anche se nella rigida alchimia (allora, 2005) del Pd, Abbado
e Piano rossi, e due bianchi, Rubbia e Cattaneo, due (ex) Pci e due (ex) Dc. Nello stesso tempo
la Cgil alla Scala cacciava, letteralmente, Muti, dopo vent’anni, per nessun
motivo – accontentandosi di fare poi una modesta orchestra, senza richiamo, né nazionale né internazionale, di un’Opera d’altra parte impoverita e provincializzata,
eccetto che nel nome.
Abbado faceva professione di sinistra, con
dichiarazioni di voto, il terzomondismo e l’ecologia. Muti non faceva, e non fa, professione
politica, occupandosi dei giovani, delle scuole di musica, dell’insegnamento della
musica, cose in sé progressive - e organizzandosi un festival e un’orchestra
propri. Dopo che aveva trovato unica occupazione in Italia, cacciato dalla
Scala, giusto all’Opera di Roma, al tempo del sindaco Alemanno, diretta da
Catello De Martino, tutto di destra. Ogni altro varco essendogli ermeticamente
chiuso dai residui (ex ) Pci al comando della politica culturale.
Norberto Bobbio dovrebbe aggiornare il
suo classico su destra e sinistra, ora che il liberismo è di sinistra, e il
protezionismo è di destra, di destra il lavoro, di sinistra gli affari. Così
perlomeno in Italia, che Marcelle Padovani gratifica di laboratorio politico
dell’Occidente. Scoprirebbe un nuovo crinale di divisione, la musica. C’è la
musica di sinistra, Beethoven, Wagner (Wagner?), una musica di destra, Mozart.
Verdi (Verdi, così populista, perfino classista?) . Almeno secondo Napolitano e i
suoi consiglieri.
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