La politica delle porte aperte imposta dagli Stati Uniti
“L’establishment
globalista”, scrive Rampini su “la
Repubblica”, “ha sempre rappresentato una avanguardia” negli Usa. Cioè una
minoranza. No, la globalizzazione è americana, teorizzata a fine anni 1970, e applicata da Bush padre e, soprattutto, da Clinton. Sul piano bilaterale,
chiudendo occhi e orecchie a Tienanmen e
altre patenti violazioni dei diritti umani, a partire dei salari in Cina, e alla Wto, di cui la Cina, benché di diritto comunista, è stata
ammessa senza nessun esame dei titoli. Facendo della Cina la fabbrica del
mondo, per gli alti, altissimi, ricarichi che consentiva a casa, ai ceti
mercantili – per un periodo fu pure propagandata come “la spesa dei poveri”,
quando ancora Pechino produceva materiali poveri, abbigliamento e calzature di materiali sintetici a bassissimo prezzo.
La
delocalizzazione nessuna potenza straniera l'ha imposta agli Stati Uniti e
all’Europa.
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