L’Afghanistan, una rotta - della Nato
Non si dice per carità di patria, ma il ritiro dell’Occidente
dall’Afghanistan è una rotta. Della Nato, nella sua prima guerra, e al di fuori del suo perimetro - la Nato è una alleanza difensiva. L’America deve mandare indietro tre battaglioni,
tremila uomini, per tenere aperto l’aeroporto di Kabul e consentire agli americani
dell’ambasciata e ai collaboratori afghani di partire. Non si dice, perché ci sono stati morti, ma la sostanza è: andarono per suonare e furono suonati. Questa fuga finale è perfino vergognosa - anche se oggi di onore non è più il caso di parlare.
Il presidente Biden, si dice in America, è deluso:
riteneva di avere avuto assicurazioni dai Talebani che il personale americano e
i collaboratori afghani non sarebbero stati toccati. Ma, se così è stato, la
rotta è anche una stupidaggine: che valore ha la promessa dei Talebani,
guerriglieri per statuto senza legge, ammesso che l’abbiano fatta?
È un problema di personalità? Solo un mese fa Biden
diceva “molto improbabile” che i Talebani si prendessero l’Afghanistan. Ora
Robert Gates, un ex direttore della Cia che è stato minisro della Difesa del
secondo Bush e del primo Obama, fino a tutto il 2011, vice-presidente Biden, da
tempo va dicendo che Biden “ha sbagliato su quasi tutte le questioni importanti
di politica estera e di sicurezza nazionale nelle ultime qattro decadi” – da
quando cioè è in politica in primo piano.
Il fondamentalismo islamico, il terrorismo, non è più
il nemico, che ci si affida a esso? Nuovamente, come agli inizi di Al Qaeda? Non c’è più comunque un disegno di contrasto del
fondamentalismo islamico. Dimenticato l’11 settembre. Aveva ragione il mullah
Omar, l’autoproclamato califfo: “Voi avete gli orologi, ma noi abbiamo tempo”.
È peggio di un errore l’enorme spesa inutile per
addestrare e armare le forze armate e di sicurezza afghane. L’Afghanistan non è una scoperta recente, la storia ci bazzica
dai tempi di Alessandro Magno. In un quadro d’ingovernabilità peraltro noto a tutti, anche a lettori di racconti.
Ma poco meno di 900 miliardi di dollari sono stati sprofondati dagli Stati
Uniti nelle sue sabbie.
L’Italia ci ha rimesso
in questa guerra inutile 53 morti e 723 feriti. A un costo di sette miliardi. Soprattutto per l’addestramento delle truppe
governative.
Sarà ora inevitabile il passaggio di Kabul nella sfera di influenza russa - si dice cinese, ma Pechino ha problemi con la sua minoranza islamica. Sarà Mosca a riempire il vuoto strategico in quell area. Con un interessante punto di interrogazione, Mosca essendo anche il riferimento degli ayatollah iraniani, che non amano i Talebani.
Nessun commento:
Posta un commento